Thursday, October 27, 2011

I luoghi di Umberto

Baltimore, Ellamont street, la strada dove Umberto abitava


Uncle Joe mostra il luogo dove sorgeva la casa di Umberto, che adesso non c'è più, proprio come la vecchia casa dei Crevì.


La chiesa dove Umberto sposò Irene e dove vennero battezzati i figli...



Il cimitero dove è stato seppellito...



Prima che Uncle Joe la ritrovasse, questa lapide era completamente ricoperta dall'erba. Siamo sempre più convinti che una mano ultraterrena abbia guidato le nostre azioni affinchè qualcuno posasse un fiore su questa tomba, su questa storia dimenticata...


La casa dove abitò Uncle Samuel

Tuesday, October 11, 2011

Saturday, October 1, 2011

Franca in America!?!

Ebbene si, sembra proprio così, le ultime notizie la danno a casa di Judy nel Maryland. Restiamo in attesa di immagini dall'America...ECCOLE!

Saturday, September 24, 2011

And finally picking the grapes


Uncle Joe at our vineyard , thanks for your help. You are confirmed for the next year


pickers at work ... over there...


Aunt Angie picking grapes while Alex was perplexed... Why?

Saturday, September 17, 2011

Today at the vineyard!


Joe and Angie a Vigna Leonardo in Colonnella

Thursday, September 15, 2011

Just arrived!


Joe and Angie oggi a Terrabianca

Tuesday, September 6, 2011

Angie & Joe

Dopo oltre 1 anno di conversazioni al computer...



di scambio di mail, di chat fatte col nostro inglese incerto...


..tra 7 giorni ci incontreremo!

I ricordi di zia Milena


Nella foto sopra Abele D'Angelo con sua moglie Vittorina e i figli Gianni e Milena

Zia Milena scrive: "Hai ricordato la generosità dei D'angelo, tua nonna non era da meno. Quando noi andavamo a trovarla era felicissima e non si perdeva d'animo, subito preparava il pranzo o la cena con prodotti genuini e quando ci salutavamo trovavamo la macchina piena di ogni ben di Dio, è inutile che ti dica cosa. Tua madre era una donna molto moderna, le piacevano le novità, ma nello stesso tempo non disdegnava le tradizioni. Memorabili erano i pranzi che venivano fatti in occasione forse della festa del Santo Patrono, dico forse perchè per noi importante era il pranzo e rivedere in quella occasione tutti i parenti. Quando ci si salutava zia Argentina aveva già pronto un pacco da portare a casa dove c'erano tutte le cose buone che aveva preparato per il pranzo,era una cuoca eccezionale. Mia madre raccontava sempre della grande generosità delle sorelle di mio padre e soprattutto di zia Argentina durante la guerra. I miei genitori si erano appena sposati e mia madre dopo qualche mese ebbe un aborto spontaneo, tutte le sorelle e le cognate di mio padre sono andate a trovarla e le hanno portato tutto e di più, e in tempo di guerra, quando non si trovavano i generi di prima necessità, questo era veramente un grandissimo dono. Subito dopo la guerra mio padre è stato mandato a Torre de' Passeri in provincia di Pescara dove poi sono nata io. La zia Argentina aveva trovato il modo di mandarci roba anche lì. Tramite un ambulante che faceva i mercati e veniva anche a Torre ci mandava dei pacchi con tanto ben di Dio, memorabile era il suo formaggio. Ti mando una vecchia foto fatta nel 1949 dei miei genitori e di noi figli piccoli e una foto di mio padre felice nella sua campagna di Terrabianca a raccogliere i fichi".


Abele D'Angelo a Terrabianca.

Monday, September 5, 2011

Samuel DiAngelo


Samuel DiAngelo, primogenito di Umberto, in divisa militare




I due certificati di battesimo e nascita attestano il suo vero nome: Sabatino


Un'altra bella foto di Samuel, qui sembra un divo di Hollywood!

Ringrazio suo figlio John Umberto (che a novembre è venuto a Tortoreto) per questo materiale.

Sunday, September 4, 2011

Nonno Emidio


Emidio Vallese in divisa da finanziere


Una dedica della sua sposa Argentina

Friday, September 2, 2011

Frederick station


Dalle liste di coscrizione militare abbiamo appreso che nel 1917 Umberto e Antonio lavorarono alla Frederick station, questa piccola stazione sperduta in una landa desolata. Probabilmente questi binari li hanno messi loro.

Thursday, September 1, 2011

They're coming!


Il 14 settembre arriverà a Roma Joseph D'Angelo (figlio di Umberto) con sua moglie Angie. A novembre Joseph dovette annullare il suo volo in Italia a causa di un'operazione cui fu sottoposto d'urgenza. Ci disse che l'incontro con noi sarebbe stato solo rimandato.
A presto zio Joe e zia Angie!

Wednesday, August 31, 2011

Zio Gianni mi scrive...ecco la casa!


La sua lettera: "...rovistando tra le foto a casa di mia madre ho trovato le due foto allegate.
Sulla vespa alla guida c'è nostra cugina Albertina e dietro io. Sullo sfondo si vede la casa dei nonni. L'ultima porta, che si vede meglio nell'altra foto, era l'ingresso del fondaco dove venivano conservate dentro "all'arcò" le granaglie ed altri prodotti dei campi.
La finestra che si intravvede sopra il fondaco era la stanza occupata all'epoca della foto (15/09/1957) da zio Narduccio (Bernardo). L'intero fabbricato era già pericolante e parzialmente crollato nella parte posteriore e quella era la stanza più sicura e meglio conservata.

Sotto l'arco della loggia, se ricordo bene, c'era l'ingresso della cantina dove c'erano grosse botti di legno. Erano più grandi delle botti che avevano zio Antonio, zio Peppe e gli altri contadini li intorno.
Nel sottoscala c'era una piccola stalla per le pecore.
La porta che si vede alla fine della scalinata dava l'accesso ai locali del frantoio che era crollato.
Osservando bene la costruzione si intravvede che la scalinata, la loggia e i montanti delle porte sono stati costruiti con mattoni prodotti dalla fornace di nonno che era ubicata dietro la casa.
Dietro la casa c'è una strana depressione del terreno, ora meno evidente, causata dai prelievi per costruire i mattoni.
Nella seconda foto c'è mio padre con il cappello ed un altro signore con la coppola che molto probabilmente dovrebbe essere zio Antonio a giudicare dall'altezza. Sullo sfondo l'ingresso del fondaco della casa paterna e si vedono sopra all'architrave due buchi per i nidi dei colombi."

Thursday, August 25, 2011

Il racconto

Bernardo aveva 18 anni quando quel fattaccio lo strappò alla vita, consegnandolo alla follia. Il torto che gli fu fatto fu irrimediabile, definitivo. La notte del riposo si era squarciata per sempre, come la sua carne. Ora si sovrapponevano le voci turbate dei vicini che accorrevano guardinghi e agitati, interrogandosi fra loro, supponendo nel cammino affrettato cosa fosse accaduto. Su quelle voci diffuse una imperava, con lamenti lancinanti simili a quelli di una partoriente: era Filomena. Quando i vicini sopraggiunsero, il portone era spalancato e la luce sparsa sul terrazzino. Due giovani sostenevano il corpo enorme di un ragazzo e sotto quel peso le loro schiene si curvavano. Il corpo massiccio tenuto per le spalle e le ginocchia veniva trasportato quasi ondeggiando, col capo riverso da un lato che spargeva semi di sangue e saliva. Dietro c'erano le ragazze dei Crevì che assistevano i fratelli, tamponando a turno la ferita. Abele scese le scale a grandi passi con un fremito che gli era rimasto nelle gambe e corse verso la stalla. Filomena seguiva incredula il piccolo corteo, a tratti riemergeva dal suo stato confusionale urlando indicazioni ai figli per poi ripiombare in uno stupore quasi infantile. I vicini aiutarono a sistemare il carro con i buoi, tratti dalla stalla assonnati ma piegati alla volontà umana. Sul carro sopra un giaciglio di paglia venne adagiato Bernardo; nell'aria l'odore pungente di stalla esalato dai buoi si mischiava a quello delle bocche spalancate in uno sbraitare che appariva già inutile.
Com'era bello Bernardo anche ora adagiato su quel carro, con la maglia intrisa di sangue, le braccia muscolose che penzolavano arrese dal suo torace virile; era bello Bernardo, aveva labbra tumide perfettamente disegnate, ora imbrattate.
Una “fandella” era accorsa insieme al padre e lo guardava angosciata. Lei aveva fantasticato su quel corpo possente, aveva immaginato di esserne sovrastata e vinta nell'estasi; ora che lo poteva scrutare senza pudicizia, che poteva soffermare lo sguardo su di lui, lo trovava ancora più desiderabile, con gli occhi socchiusi che sembravano osservarla maliziosamente, col capo reclinato verso di lei come in uno stato di abbandono di sensi, appena placati. Ma il pallore che emergeva a forza sulla pelle imbrunita di Bernardo, la smentiva. Il carro partì con uno scossone che si propagò al suo animo e lei distolse lo sguardo dal ragazzo che aveva sognato di amare.

Arrivarono all'ospedale di Nereto a notte fonda. Avevano dovuto di corsa tornare indietro a prendere delle scale per guadare il torrente Vibrata che in quel periodo era carico d'acqua e non c'era un ponte per attraversarlo. I vicini si erano adoperati con solerzia ad improvvisarne uno con delle scale di legno e poi, gambe nell'acqua avevano assistito il carro fino alla sponda opposta sotto la direzione di Antonio. Egli vedeva il corpo di Bernardo lì sopra in balia dei sussulti del carro, ad ogni legno superato. Suo fratello era uscito per lui, per dargli man forte. Aveva sentito l'incombenza di comportarsi da uomo, lui che era ancora un ragazzo. Bernardo lo aveva accolto con una risata fragorosa quando era tornato dall'America; il suo sorriso esuberante di giovane era stato l'abbraccio più vigoroso, più vitale che aveva trovato al suo ritorno. “Accidenti, tutto il tuo astio è riservato a noi, Dio!” Avrebbe voluto urlarlo e vomitare quegli anni trascorsi tutti d'un fiato in compagnia solo della fatica che gli aveva logorato anche l'anima.

Bernardo giunse quasi esangue all'ospedale di Nereto. La rosa di pallini aveva sparso i suoi petali di piombo su di lui, trafiggendolo in più punti e lesionando soprattutto un polmone. L'ospedale di Nereto era il più vicino e questo ne aveva determinato la scelta, benché non fosse il meglio attrezzato per quell'emergenza. Bernardo sarebbe probabilmente morto e comunque “Signora, suo figlio è già in coma, ci sono poche speranze di salvarlo e se mai riusciremo a farlo sappia che non tornerà normale” “Sia fatta la volontà di Dio” Filomena era molto religiosa e possedeva la rassegnazione cristiana di accettare tutto quello che Dio aveva in serbo per lei, con totale fede. Aveva sì sognato di rialzare la testa ma aveva compreso che per quelli come lei non esiste rivalsa, né speranza di riscatto. Il medico le aveva detto che “Doveva solo aspettare e pregare” già sperare che questa volta ai poveri cristi sarebbe toccata una sorte diversa, meno scontata, meno banale. Ma un povero cristo non spera più, conosce la sua sorte e l'accetta, l'abbraccia e se la carica sulla groppa, piegato come quei buoi alla volontà divina.

Bernardo rimase a lungo in ospedale, i pallini gli furono estratti frugando e scavando nella sua carne viva, senza nessuna anestesia. Durante il delirio egli ripeté insistentemente un nome, biascicandolo tra i denti: “Murgiò”. Capirono subito che la sua mente era rimasta a quella notte. Egli aveva avuto l'ardire di rincorrere uno dei ladri a mani nude e dopo averlo raggiunto gli aveva strappato il bavaglio prima che una fucilata alla schiena lo fermasse, lo abbattesse, facendolo precipitare a terra come un albero, Bernardo il più maestoso, il più bello. Ora quel viso gli si era piantato davanti beffardo, burlandosi di lui e lo tormentava più del bisturi che lo trafiggeva ripetutamente. Ogni estrazione, ogni visione erano un attacco lancinante al suo cuore di ragazzo, ma lui resisté, lui non morì “Era meglio se fosse morto” mi dirà Argentina, mia nonna. Già, sarebbe stato meglio per lui morire invece non morì, fu una nascita quella, la nascita del suo calvario, l'inizio di un'intera vita di sofferenza, di scherni, di disprezzo, di umiliazioni perpetrate senza compassione in mezzo alle quali Bernardo avrebbe dovuto districarsi e schivare con la mente azzoppata da quella dannata notte. La degenza di Bernardo terminò con la sua fuga dall'ospedale.

Monday, August 1, 2011

La nostra storia alla VI Giornata dell'Emigrante

Postiamo l'intervento di Roberta alla VI Giornata dell'Emigrante svoltasi a Tortoreto Alto il 31 luglio 2011

Monday, July 25, 2011

Giornata dell'emigrante

Ha un seguito il contatto con l'Associazione culturale Amici di Tortoreto. Il nostro articolo apparso sul numero di aprile del periodico tortoretano ci dicono sia piaciuto molto e vorrebbero tornassimo a raccontare questa storia in occasione della Giornata dell'emigrante. L'incontro si svolgerà domenica 31 luglio alle ore 11:00 presso la chiesa del Carmine a Tortoreto Alto. Non mancate!

Saturday, May 7, 2011

Le ultime sulla casa dei Crevì

Un ultimo aggiornamento su una ricerca che, salvo sorprese, riteniamo conclusa. Come molti sapranno, abbiamo lungamente cercato immagini che ritraessero l'antica casa dei Crevì, ma a parte la fotografia dello zio Abele, sul cui sfondo si intravede uno scorcio della casa, e il modello in 3D, ricostruito sulla base delle indicazioni forniteci dallo zio Sabatino, non siamo riusciti a reperire niente di meglio. Né credo troveremo alcunchè se è vero quanto ci ha riferito il prof. Pasquale Rasicci a proposito del suo prezioso libro “Case di terra del medio Adriatico” e cioè che in fase di redazione dei commenti alle fotografie, si è visto costretto a stralciare l'annotazione delle famiglie proprietarie, poiché queste ultime non gradivano l'accostamento del loro nome a quelle costruzioni ritenute, a torto o a ragione, sinonimo di povertà. Ma proprio l'incontro con quella persona straordinaria che è il prof. Pasquale Rasicci, avvenuto lo scorso dicembre, aveva riacceso le nostre speranze. Nella bibliografia di quel testo, di cui ci ha cortesemente fatto dono, si cita un censimento compiuto dall'Università D'Annunzio sulle case di terra della provincia di Teramo. La data di pubblicazione del lavoro dal titolo “Sistemi insediativi dell'Abruzzo Adriatico”, era del 1984. Sapevamo che il demolitore, Giuseppe D'Angelo, era morto nel 1979, dunque la casa doveva essere rimasta in piedi non oltre la metà degli anni settanta. C'era soltanto una debole possibilità che quello studio si riferisse a dati raccolti qualche anno prima. Dopo una breve ricerca in rete abbiamo scoperto che una copia di quel testo si trovava presso la biblioteca del Centro di documentazione case di terra di Casalincontrada (CH), che è uno dei pochi centri al mondo che custodisce gran parte della bibliografia sulle tecniche di costruzione delle case di terra. Esiste poi da quelle parti una associazione culturale che cura la salvaguardia dell'antico patrimonio edilizio contadino e ha anche ideato degli itinerari turistici che comprendono la visita a case di terra opportunamente restaurate. L'architetto Gianfranco Conti, che gestisce il centro di documentazione a Casalincontrada, è stato così disponibile da dare un'occhiata per nostro conto a quel testo per vedere se eventualmente ci fosse traccia della casa che cercavamo. Purtroppo quella ricerca si è rivelata meno approfondita di quella svolta dal prof. Rasicci, nelle cui pagine, guardando meglio, abbiamo trovato la seguente fotografia. La casa ivi ritratta, che ci è stato detto appartenesse alla famiglia Ferrovecchio di Terrabianca, presenta delle interessanti analogie con quella che cerchiamo. Innanzitutto è piuttosto grande e a pianta quadrata. Inoltre la fotografia dovrebbe essere stata scattata intorno al 1970, epoca in cui la casa dei Crevì si presentava già piuttosto diroccata, proprio come la casa ritratta nella foto. L'angolo della visuale è segnalato nella didascalia come nord-ovest, in quella posizione avremmo dovuto trovare il loggiato, ma potrebbe essere crollato o demolito, come le macerie intorno sembrano suggerire. Le due somiglianze che ci hanno particolarmente colpito sono: la presenza del caminetto in quella posizione, che avrebbe dovuto essere nella cucina e infine la vecchia botte, indizio della probabile presenza di una cantina, proprio come nella casa dei Crevì. E' possibile che le famiglie dei proprietari terrieri di Terrabianca, come i D'Angelo e i Ferrovecchio, si copiassero un po' nello stile delle proprie abitazioni allo scopo di ostentare lo stesso grado di benessere. Questa circostanza ci consentirebbe di affermare con qualche fondatezza che l'antica casa dei Crevì, pochi anni prima di essere demolita, si presentasse come quella della fotografia.
Di seguito un filmato in cui il prof. Rasicci ci spiega come erano fatte le case di terra

Friday, April 29, 2011

Volevo segnalare a tutti coloro che ci seguono che sul numero di aprile 2011 del periodico "Paese Nostro", edito dall'associazione culturale Amici di Tortoreto, è uscito un articolo che tratta di questo blog e dell'incontro avvenuto il 14 novembre scorso.


Il giornalino è distribuito gratuitamente in tutte le edicole di Tortoreto, tuttavia, grazie alla disponibilità di Michele Ferrante, siamo in possesso di alcune copie per chi fosse interessato e non riuscisse a trovalo.
A questo link è possibile scaricare una copia dell'articolo in pdf.

Wednesday, April 27, 2011

D'Angelo Family Story: il video

Pubblichiamo il bel video realizzato da Alessandro Kartsiaklis sulla storia della famiglia in occasione dell'incontro del 14 novembre scorso

Friday, February 11, 2011

Bei ricordi - Io e nonna


11 febbraio 2011: nove anni dalla sua scomparsa

Monday, January 31, 2011

Regia Guardia di Finanza: le divise a colori

Di seguito la divisa indossata da Umberto tratta dal filmato rai del 233° anniversario della fondazione del corpo.

La tipica bombetta con la penna


Soldati in parata


Un bel video per illustrare l'arma oggi

Tuesday, January 11, 2011

La Regia Guardia di Finanza

Questa fotografia, che ritrae Umberto appena ventenne in divisa da fante, è saltata fuori in maniera del tutto fortuita durante una delle visite fatte allo zio Sabatino. Risulta scattata in uno studio di Ferrara probabilmente intorno al 1908. Abbiamo fatto esaminare a degli esperti tutte le fotografie militaresche che lo riguardano ed è emerso che solo in questa egli indosserebbe una divisa del corpo della fanteria perchè tutte le altre apparterrebbero a un altro reparto dell'esercito italiano. Diversamente da come pensavamo, e da quanto lo stesso Umberto dichiarò alle autorità statunitensi, egli non svolse i 3 anni e mezzo della sua carriera militare interamente nella fanteria, ma parte li passò nella Regia Guardia di Finanza. Questa scoperta ci ha fatto subito venire in mente che lui potrebbe aver avuto una vicenda umana e professionale molto simile a quella di nonno Emidio, anch'egli militare della Regia Guardia di Finanza negli anni '20. A quel tempo la Guardia di Finanza non si occupava di controllare gli scontrini e di braccare gli evasori fiscali, ma vigilava i confini della patria contro le possibili incursioni dei contrabbandieri. Dunque le caserme si trovavano o lungo le coste o sulle Alpi. Umberto fu fortunato perché finì in una caserma di Venezia o comunque nei paraggi, visto che realizzò le sue fotografie proprio in uno studio di quella città. Nonno Emidio invece stava in una sperduta caserma sulle Alpi (a Pontebba) a guardare le montagne. Così forse non dovette pesargli molto ritornare alla vita di campagna, quando la necessità lo chiamò ai suoi doveri. Umberto invece era stato a Venezia! Scrive D.Quirico in "Storia del servizio di leva in Italia”:
"E' il servizio di leva che mostra a molti ragazzi delle campagne per la prima volta la città, i suoi piaceri, le sue opportunità. Al contrario di quanto accadeva per gli studenti che una volta terminati gli studi tornavano a casa, in provincia, per riprendere il lavoro o occupare lo studio del padre, i figli dei contadini avevano annusato nell'aria l'odore della novità, certe abitudini lavorative e goderecce proprie della città. […] E dopo il congedo molti di loro si misero alla ricerca di un mestiere diverso da quello, maledetto dalla fatica e dalla miseria, dei genitori”.
Forse furono proprio quegli anni vissuti a Venezia che spinsero Umberto a lasciare Terrabianca per l'America.