Tuesday, August 31, 2010

Irene

Irene, Sabatino (Samuel) e il piccolo Anthony, 1925 (Album di famiglia Antonio Pilli)



Il retro della foto precedente ( In the back side of the picture above "Here there are three of us, but they took us badly. The elder is Sabatino, but here is called Same")

Sunday, August 29, 2010

L'assalto alla fattoria - prima parte

"...mi accingo a lasciare su questo vello testimonianza degli eventi mirabili e tremendi a cui in gioventù mi accadde di assistere..."  ( tratto da "Il nome della rosa" di Umberto Eco).


Era buio fuori, la famiglia aveva finito di cenare da più di due ore, avevano insieme come ogni sera recitato il rosario intorno al fuoco ; in ogni famiglia contadina c'era questo rito, al termine di ogni dura giornata di lavoro, per quanto la stanchezza ti soverchiasse, non ci si dimenticava di pregare insieme, erano momenti di raccoglimento, pregni di spiritualità. Da quando Antonio era tornato, Filomena ringraziava con maggiore trasporto quel Dio che le aveva reso sano e salvo suo figlio; si era dovuta indebitare molto per tirare avanti la famiglia, non era stato facile per lei; dopo la morte del marito aveva subito anche numerosi piccoli furti, l'ultimo di 15 giorni prima, un furto di oche. Ma col ritorno del figlio Filomena aveva ritrovato una nuova forza, una rinnovata fede nel futuro. Con i soldi di Antonio tutti i creditori erano stati soddisfatti. Lei che era una donna fiera e orgogliosa, proveniente da una famiglia di proprietari di Corropoli  (Di Monte) poteva avere finalmente la sua rivalsa. Tutto il paese doveva sapere che suo figlio aveva fatto fortuna in America, che ora non era più la povera vedova indebitata fino al collo che suscitava pietà. Ma così facendo stava solleticando invidia e cattivi pensieri nella gente.

Antonio era ormai un giovane uomo di 32 anni, sua madre stessa stentava a riconoscerlo; il suo ragazzo era passato attraverso l'esperienza americana profondamente cambiato nel corpo e soprattutto nell'animo. Anche quella sera i suoi fratelli erano tornati a tormentarlo e a bombardarlo di domande; avrebbero voluto sentire i racconti dell'America ma Antonio non amava molto parlarne, non era stato un soggiorno il suo, non una gita. Nella sua mente fluttuavano tanti ricordi dolorosi, la maggior parte. 

Il barlume del fuoco si stava affievolendo, non veniva alimentato da nuova legna. Si era in procinto di coricarsi e mentre nella casa si ripetevano come ogni sera le operazioni preliminari all'agognato riposo, all'esterno qualcosa di terribile e nefando era in atto. Una banda di balordi stava entrando in azione. Era composta da 6 uomini capeggiati dal marito di una maestra elementare (certa Biaxxx Figxxxxxx). Egli soleva essere assiduo frequentatore della fattoria, spesso aveva bivaccato dai Crevì e ad Antonio non era piaciuto affatto. Aveva fiutato in lui qualcosa di ambiguo e pericoloso e aveva sollecitato sua madre ad allontanarlo ma la donna non era stata dello stesso avviso  "E' un tipo per bene, è il marito della maestra, gente istruita, di buona famiglia la sua presenza ci deve onorare Antonio". Quel fannullone degenerato invece era la serpe in seno che sarebbe stata la mente della banda criminale. Vi faceva parte anche un operaio del frantoio, certo Maccxxxx; era accaduto che una volta, cercando di rintracciare Filomena, si era introdotto in casa mentre lei era intenta a contare i soldi rimandati dai suoi figli e ne era rimasto molto turbato e impressionato. C'erano anche due membri, di cui uno appena ragazzo, di una famiglia di ladri recidivi della zona, una famiglia di derelitti che viveva di espedienti e di piccoli furti, certi Murxxx. Gli altri due componenti, Fraxxxx e Urxxx, appartenevano al vicinato. Su quest'ultimo, che proveniva da una stimata famiglia contadina di Terrabianca, non vi è assoluta certezza, fu l'unico infatti a poter esibire un alibi abbastanza convincente. La stessa banda fu certamente l'autrice del furto di oche avvenuto 15 giorni prima forse perchè, com'è noto, quegli animali avrebbero potuto dare l'allarme e ostacolare il turpe piano.


Tuesday, August 24, 2010

Il gruzzolo di Antonio


Non siamo in grado di fare una stima di quanto Antonio riuscì a mettere da parte durante la sua permanenza negli Stati Uniti ma i suoi figli riferiscono che, con quel gruzzoletto, lui avrebbe potuto acquistare un'intera masseria. Eppure per tirar fuori una cifra abbastanza vicina alla realtà ci basterebbe conoscere due soli numeri: lo stipendio che riceveva dalla Penna e la pigione (vitto e alloggio) pagata ai Muriello. Quest'ultimo dato potrebbe trovarsi nei registri del censimento, ma purtroppo a differenza del censimento del 1930 in cui vengono rilevati i dati relativi alla casa, nel 1920 questo dato non veniva raccolto. Tuttavia può esserci d'aiuto il fatto che nel periodo considerato a Baltimora furono costruite 14.000 case di tipo economico chiamate “rowhouse” (case in fila). Nel 1914 una rowhouse a due piani costava 1.200 dollari. Il basso costo di queste case era dovuto anche al fatto che i terreni su cui erano costruite non venivano comprati, ma per l'uso edificatorio di essi si pagava un affitto che andava da 42 a 60 dollari l'anno. Le rowhouse consentirono alla gente di diventare proprietaria senza sostenere spese eccessive e furono in molti ad aderire alla proposta poiché nel 1929 il 63% degli occupanti questo tipo di case ne era anche proprietario.

(Baltimore Rowhouses 1914 foto tratta dal sito www.kilduffs.com)


Nel 1914 una rowhouse del valore di 1.200 dollari poteva essere comprata con una spesa di 5/7 dollari alla settimana (dai 20 ai 30 dollari al mese), spesa che comprendeva la rata per l'acquisto della casa, l'affitto del terreno, le tasse,il canone per l'acqua e l'assicurazione. Dopo 8 o 10 anni se i pagamenti erano stati effettuati con puntualità si diventava proprietari. Questi prezzi certamente dovettero influenzare il mercato degli affitti per cui è ragionevole pensare che Antonio e Umberto non spendessero più di 30 dollari al mese per l'alloggio. Riguardo al salario da essi percepito, non abbiamo indicazione sulla mansione svolta, ma poiché il lavoro richiesto agli emigranti, oggi come allora, è lavoro “non qualificato”, è probabile che stessero alla “tracca”, cioè ai binari della ferrovia, per l'appunto come trackmen. Agli inizi del secolo e prima della guerra un trackman prendeva all'incirca un dollaro al giorno, valore rimasto pressochè invariato dal 1870. Prima della guerra il tasso di cambio dollaro /lire era pari a circa 5 o 6 lire per ciascun dollaro. Un operaio italiano in quel periodo percepiva uno stipendio medio di 2,5 lire al giorno, dunque negli Stati Uniti alla tracca si guadagnava più del doppio, ma durante la guerra i salari aumentarono. Nel 1921 la U.S. Railroad Labor Board ridusse a 30 centesimi l'ora la paga dei trackmen riassorbendo l'aumento di 8 centesimi e mezzo che c'era stato nel maggio del 1920. Dunque da ciò desumiamo che la paga più alta percepita in quel periodo fu di 38 centesimi e mezzo l'ora, pari a 3,08 dollari al giorno che convertito in lire nel 1920 (valore medio anno 21,11 lire per dollaro) equivalevano a 65 lire al giorno contro le 18 lire mediamente percepite dall'operaio italiano in quello stesso periodo, dunque le distanze salariali aumentarono. Alcuni studi sui salari del settore ferroviario pubblicati nel 1922 in occasione del grande sciopero estivo dei dipendenti delle Ferrovie, denunciavano un incremento medio dei salari del settore superiore a quello dell'inflazione nel periodo 1914 – 1921. Infatti nel periodo considerato i prezzi al consumo negli Stati Uniti raddoppiarono mentre in Italia a causa della guerra furono più che quadruplicati senza che i salari subissero incrementi in linea con l'inflazione stessa.
In sintesi possiamo affermare che nel suo periodo di permanenza Antonio percepì un salario pari in principio al doppio e poi a più del triplo di quello che avrebbe potuto guadagnare in Italia. Gli incrementi salariali superiori al tasso d'inflazione, grazie al fatto che il settore ferroviario pagava più degli altri, consentirono nel tempo di aumentare la capacità di risparmio. Inoltre il suo stipendio, essendo pagato in una moneta più forte quale appunto il dollaro, non fu nemmeno polverizzato dall'inflazione italiana nel momento in cui il gruzzolo risparmiato fu convertito in lire.

(Grafico tratto dal sito dell'Ufficio Cambi Italiano)

Thursday, August 19, 2010

I censimenti del Maryland


Il censimento del 1920 - Umberto e Antonio (1°- 2° rigo)



Il censimento del 1930 - Umberto e la sua famiglia (n. 209)

Sunday, August 15, 2010

Oggi Sposi!


Umberto e Irene 11 giugno 1922 (Album di famiglia di Joseph DiAngelo)


Abele e Vittorina (Album di famiglia di Gianfilippo D'Angelo)



Emidio Vallese, mio nonno, marito di Argentina (Album di famiglia di Carlo Vallese)

Monday, August 2, 2010

Il commiato di Umberto (un monologo)



Umberto: “ Stai attento al porto, i soldi nascondili internamente al vestito, il porto pullula di gente losca, di personaggi sinistri, se ti avvicinano tu non li ascoltare, allontanatene subito. Ci può essere chi ti si accosta con qualche pretesto, magari proponendoti un affare, quelli sono solo malviventi che mirano a fregarti i soldi! Tieni ben stretto il tuo bagaglio che possono sfilartelo o strappartelo di mano. Una volta sulla nave non ti puoi rilassare, devi continuare a essere vigile, semmai fate a turno a dormire tu e il tuo amico, uno rimanga sempre di guardia. Tu riporti tanti soldi, Antonio, fanno gola a molti. Devi proteggerti dagli avvoltoi che ti accerchieranno con mille lusinghe per rubare il tuo bottino. Non farti gabbare, Antonio, lì c'è tutto il tuo sudore, ci sono questi 8 anni della nostra giovinezza passati sulla * Tracca. Le stesse attenzioni dovrai averle a maggior ragione quando arriverai al porto di Napoli. Sai cos'è quel luogo? E' un ricettacolo di malviventi, di truffatori, di furbi di ogni genere che con mille artifizi tentano di fregarti. Lì dovrai avere cento occhi, occhi anche dietro la schiena. Non ti lasciare distrarre da nessuno. Sono contento che non vai da solo, state in guardia tu e il tuo amico. Dici che esagero con le raccomandazioni? Lo so che tu sei un tipo in gamba, non sei un ingenuo, ma io mi sento ancora responsabile per te, sono il tuo fratello maggiore! Se riesci a superare il viaggio, senza essere derubato, hai vinto. La tua fortuna una volta a casa, sarà al sicuro. Quanta fatica abbiamo fatto io e te, Antonio, per racimolare questo gruzzoletto. Abbiamo lavorato come muli, come il mulo che aveva papà, che impiegava al frantoio. Bendato, a testa bassa, trascinava quel macigno a suon di vergate, che c'erano tante olive da molire. Qua i muli siamo stati noi, a testa bassa, sotto al sole cocente e alla pioggia incessante abbiamo trainato il nostro macigno, la nostra croce, con tutta la forza che avevamo in corpo, fino alla fine, raschiando anche il fondo. E se non lavoravi a schiena bassa, il boss ti tirava qualche sassata come si fa con i cani. Ora devi difendere quello che hai guadagnato Antonio, proprio come fanno quei cani rabbiosi, che nascondono il loro osso sottoterra e sono pronti a proteggerlo ringhiando, battendosi a morsi perché quell'osso rappresenta la loro sopravvivenza.
Di' a mamma che pure io tornerò, un giorno, che non abbandonasse la speranza. Stringila forte per me. Io resto.. un altro po'. Ora vieni qua e lasciati abbracciare.. un'ultima volta”.

* Così veniva chiamato il tratto di ferrovia in costruzione (dall'inglese track: binario).


- Gli scali marittimi brulicavano di malviventi le cui vittime prescelte erano proprio gli emigranti.

- C'è un interessante sito (fai click per aprire la pagina) che parla di come si lavorava nelle ferrovie. L'autrice Delia Socci scrive "Da lontano i superiori sorvegliavano il lavoro e se uno si fermava e alzava la schiena anche per poco, li prendevano a sassate."