Tuesday, July 27, 2010

Berto e Argentina

Nel 1909 Umberto aveva 21 anni, fu quello l'anno del suo servizio di leva. All'epoca a 21 anni si diventava maggiorenni ed era l'età richiesta per svolgere il servizio militare. Lui, che era nato in gennaio, probabilmente partì all'inizio di quell'anno. Nel 1909 venne anche alla luce Argentina, mia nonna, l'ultima figlia dei Crevì, nacque verso la fine dell'anno, il 17 novembre. Filomena aveva già 44 anni quando diede alla luce la piccola Argentina. Raccontava Elena, sorella di mia nonna, che durante una licenza Umberto tornò a casa e apprese con sorpresa che sua madre aveva appena partorito di nuovo. Umberto rimase contrariato vedendo la piccola e discusse con i suoi genitori. Lui era ormai un uomo e loro ancora non la smettevano di sfornare pargoli. Argentina era l'undicesima figlia dei D'Angelo e non fu accolta bene dal fratello maggiore; ma nei mesi seguenti inaspettatamente il rapporto fra Umberto e la piccola si trasformò; lui finì col legarsi molto alla sorellina, l'adorava; quando tornava a Terrabianca trascorreva molto tempo con lei, se la teneva sempre in braccio e chissà quanti momenti di gioco e di tenerezza ci saranno stati fra i due. Argentina poi gli assomigliava, aveva i suoi stessi occhi celesti. Quando Berto partì per l'America, lei aveva appena 4 anni; sarà stato struggente quell'abbraccio d'addio fra la piccola e il suo audace e coraggioso fratellone. Probabilmente nelle sue lettere alla famiglia Umberto l'avrà ricordata, avrà chiesto di lei, se cresceva, se stava bene e nonostante mia nonna si fosse separata in così tenera età dal fratello prediletto, non l'ha mai dimenticato. Mio padre, che è nato nel 1932 anno in cui Berto morì, racconta che da bambino dormiva in camera con sua madre e prima di coricarsi lei lo prendeva per mano, appoggiava il lume sul comodino e gli diceva “Ora recitiamo una preghiera per lo zio Berto”. Anche a noi nipoti raccontava di questo ragazzo speciale di cui conservava un ricordo sbiadito. Qualche volta mi chiamava Bertina invece che Roberta, suscitando una volta il disappunto di mia madre che da donna moderna qual'era non voleva che si rinnovassero i nomi. Forse c'era in lei la volontà di ricordare quel suo fratellone inghiottito dall'America.

Monday, July 26, 2010

Soldato D'Angelo

Umberto D'Angelo (Album di famiglia di Orfino Foracappa)
Foto realizzata in uno studio fotografico di Venezia


Antonio D'Angelo (Album di famiglia di Giuseppina De Luca)
Foto realizzata in uno studio fotografico di Oneglia in Liguria


Giuseppe D'Angelo (Album di famiglia di Giuseppina De Luca)


Abele D'Angelo (Album di famiglia di Gianfilippo D'Angelo)

Alcune foto goliardiche della vita in caserma di Umberto D'Angelo
(Album di famiglia di Giuseppina De Luca)
Da sinistra Umberto è il quarto in piedi

Da destra Umberto è il quarto in piedi

Friday, July 23, 2010

Nicolina

Nicolina D'Angelo (1897 - ?) sorella di nonna Argentina
This is Nicolina, Argentina's sister



(Album di famiglia di
Orfino Foracappa)

Thursday, July 15, 2010

Fu davvero quella la ragione?

Fu davvero quella (la morte di suo padre Sabatino avvenuta il 18 marzo 1921) l'unica ragione per cui Antonio D'Angelo lasciò l'America? Antonio D'Angelo lavorava per la Penna così veniva chiamata in America la Pennsylvania Rail Road. Era la più grande società americana di costruzione e gestione di ferrovie. La compagnia disponeva di locomotive e vagoni e provvedeva alla manutenzione delle linee ferroviarie; nel corso degli anni aveva rilevato altre società più piccole. La Penna si vantava di avere più richiesta di lavoro di quanta riuscisse a smaltirne. Gli stipendi dei suoi dipendenti erano i più alti del settore. La società aveva concesso ai lavoratori due aumenti di salario nel 1902 e nel 1906; in ambedue i casi l'incremento era stato del 10%. Questa florida compagnia però ebbe una battuta d'arresto verso la fine del 1920 quando venne avviato un piano di ristrutturazione dell'azienda che comportò migliaia di licenziamenti (70.000 di cui 800 operai solo a Baltimora). A marzo del 1921 un articolo del New York Times riportava l'evoluzione degli utili dal 1916 al 1921 calcolata dai vertici della Penna. Da questa analisi emergeva che gli ultimi anni erano in perdita per la società. Nel 1921 c'era stata una contrazione del volume delle vendite che non rendeva più sostenibili le spese. Era necessario un taglio dei salari, auspicato anche dal management di altre industrie che guardavano con avversione i salari dei lavoratori delle ferrovie perché più alti rispetto ad altri settori. I sindacati dei lavoratori non accettarono i tagli e diedero inizio agli scioperi. Venne annunciato un abbassamento dei salari del 12,5% che seppur a malincuore i sindacati accettarono per salvare i posti di lavoro.



La compagnia per economizzare le spese ridusse il servizio di manutenzione delle linee e accorciò la settimana lavorativa di alcune categorie di lavoratori. Secondo i dati di un'analisi comparsa sul New York Times il compenso orario per un lavoratore del settore ferroviario nel 1914 era mediamente di 25,4 cent l'ora. Dopo gli aumenti, nel novembre del 1920 giunse a 70,2 cent l'ora. Con i tagli concordati nel luglio del 1921 i salari scesero a 58,9 cent l'ora. I tagli delle paghe furono auspicati da più parti, come lasciava intendere un articolo successivo del New York Times del 1922 che denunciava un incremento dei salari medi ferroviari dal 1914 al 1921 dell' 82% contro un incremento del costo della vita del 67%. L'articolo, evidente espressione di una lobby, lamentava che il potere d'acquisto dei lavoratori nel 1921 era aumentato mentre quello dei possessori delle azioni della compagnia era diminuito poiché i dividendi non erano cresciuti con gli stessi punti percentuali. Il New York Times sembrava dimenticare che quello delle ferrovie era un lavoro durissimo pari solo a quello in miniera. Nel luglio del 1921 dunque furono ridotti anche i salari più bassi che oscillavano tra i 110 e i 200 dollari al mese (questa era la paga di un caposquadra); vennero decurtati di 25 dollari mensili (circa 1 dollaro in meno al giorno). I tagli scontentarono molti lavoratori della Penna fra cui...'Ndò (Antonio D'Angelo). A luglio del 1921 vennero ridotti gli stipendi, a settembre Antonio preparò i documenti per tornarsene in Italia.

Saturday, July 10, 2010

L'Accademia militare di Parma


Umberto D'Angelo all'età di 21 anni svolse il suo servizio militare alla Scuola di tiro di Fanteria di Parma. La sua carriera s'interruppe poco prima di compiere 25 anni quando la situazione patrimoniale della sua famiglia precipitò. A seguito di questo Umberto decise di partire per l'America. Ecco le foto storiche dell'Accademia, si noti sullo sfondo la muraglia presente anche nella foto che ritrae Umberto.


Rettifica: Di recente, grazie al rinvenimento dei fogli matricolari di Umberto da parte del museo della GdF, abbiamo scoperto che in realtà Umberto fu in fanteria solo per qualche mese poi fu trasferito alla Legione Allievi Regia Guardia di Finanza di Maddaloni per poi essere destinato a Venezia, dove vi rimase per tre anni.

In giro per Tortoreto Alto/ Walking in Tortoreto Alto

Tuesday, July 6, 2010

Antonio riparte


La notizia della morte di Sabatino giunge in America e si ripercuote sui due fratelli con una diversa eco: Antonio decide di tornare in Italia, Umberto invece resta. Antonio riparte insieme a un suo amico a cui, racconta la figlia Iolanda, si appoggiava per l'inglese. S'imbarca dal porto di Filadelfia, era il più vicino porto dove prendere il piroscafo per l'Italia; sarebbe stata un'inutile fatica oltre che onerosa tornare fino a New York (nell'America di quegli anni infatti i trasporti terrestri erano piuttosto cari). Sul suo passaporto, conservato dal figlio Sabatino, c'è il timbro del consolato italiano a Filadelfia. Questo ha generato un equivoco protrattosi per anni che cioè i due fratelli fossero stati a Filadelfia a lavorare anziché a Baltimora. Antonio invece lì c'era stato solo di passaggio, il tempo di rinnovare il passaporto (16 settembre 1921) e prendere il piroscafo per tornare in Italia.
Io purtroppo non ricordo affatto lo zio Antonio essendo lui mancato nel '74 quando avevo 6 anni e mi dispiace molto perchè lui fu uno degli eroi della famiglia, nonna ne aveva molta stima. Mi colpì però una frase proferita da sua nipote Loredana: quando la incontrai a casa della zia Iolanda le domandai "Ma tuo nonno non ti raccontava di quando era stato in America?" e lei mi rispose "No, perchè mio nonno era timido". Già una delle caratteristiche caratteriali dei D'Angelo era proprio la timidezza, anche nonna lo era, sommessa, riservata, anche da anziana aveva conservato questa sua timidezza che la rendeva una vecchina dolcissima. La stessa zia Iolanda si scusò con me per non avermi raccontato forse a sufficienza ciò che sapeva e scusandosi mi disse "Sai io sono un pò timida". Ma quella timidezza e riservatezza appartiene anche a me!



Saturday, July 3, 2010

Meeting famiglie D'Angelo/ Diangelo in Novembre


Da sinistra sono dall'alto Joseph (l'ultimo figlio di Umberto D'Angelo), Mary Beth e John Umberto, dal basso Cindy, Sandy e Jeanette (i 5 figli di Sabatino Samuel, primogenito di Umberto D'Angelo)