Tuesday, June 29, 2010

Terrabianca: a spasso per i luoghi dei Crevì / Walking around Terrabianca

Walking around Terrabianca, at Crevì's house

Monday, June 28, 2010

Genealogia / Family tree

Clicca sull'immagine qui sotto per ingrandire
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Sabatino D'Angelo

Quella mattina Sabatino D'Angelo aveva un impegno in Municipio, doveva recarsi lì in qualità di consigliere comunale. Era in ritardo e non si era ancora sbarbato. Ci teneva a presentarsi in ghingheri, con l'aspetto curato; decise così che lungo il cammino avrebbe fatto tappa dal barbiere. Non lo faceva abitualmente, di solito si radeva a casa da solo, eccetto che per occasioni speciali.

Sabatino rimane un personaggio controverso, magnifico per certi aspetti, artefice della sua rovina per altri. Certamente prima di snocciolare giudizi su di lui bisogna collocarlo nel giusto contesto storico: la società di tardo '800. Fulcro di questa società era la famiglia patriarcale nel cui ambito i ruoli erano nettamente separati. La figura principale era il capofamiglia, padre e padrone della sua prole. Fin dalla tenera età i figli venivano trattati con distacco per abituarli alla sottomissione. Ancora bambini venivano avviati al lavoro, assegnando loro vari compiti. I figli più adulti quando non lavoravano per il padre rimettevano in famiglia i loro guadagni. La donna non aveva quasi voce in capitolo, anche lei era proprietà del marito ed a lui sottomessa. Sabatino D'Angelo dunque era figlio del suo tempo, ma nessuno lo ricorda come un uomo arcigno anzi era una persona bonaria. Amava la vita e in qualche modo pensava in grande. Lo aveva fatto quando aveva mandato suo figlio primogenito Umberto all'Accademia militare di Parma, voleva per lui un futuro diverso, che salisse di un gradino nella scala sociale.


Quella mattina dunque si recò dal barbiere per presentarsi nel migliore dei modi in Municipio. Ma qualcosa andò storto. Il barbiere aveva frettolosamente pulito i ferri del mestiere senza disinfettarli a dovere. La sua incuria aveva lasciato annidare sulla lama germi patogeni portatori di un oscuro male. Sabatino ne fu contagiato. L'infezione si sviluppò dapprima in un focolaio latente che in modo subdolo faceva il suo corso. Nei giorni seguenti prese corpo e si manifestò con una pustola sul volto all'angolo della bocca. Poca roba, pensò Sabatino, un brufolo o cosa? Mentre lui la trascurava l'infezione si espandeva, si rafforzava, devastava. Venne finalmente ricoverato all'Ospedale di Pescara quando ormai le speranze di salvarlo erano esigue. Sua figlia Elena che in quell'anno sarebbe convolata a nozze volle fortemente anticipare il matrimonio per timore che suo padre non riuscisse a vederla sposa. Sabatino fu riportato a casa, il suo corpo era già una rovina. Allettato, nella sua reggia di terra combatteva con il prurito che gli tormentava soprattutto le gambe. La piccola Argentina era la sua ancella, con le sue mani tenere gli grattava le gambe quando lui glielo chiedeva. Si spense così il 18 marzo 1921 Sabatino D'Angelo all'età di 63 anni. La figlia Elena chiamò il suo primogenito Sabatino.

Tuesday, June 22, 2010

Una lettera "immaginaria" di Antonio a Filomena

Cara madre,
ti scriviamo il nuovo indirizzo a cui potrai spedire le tue lettere:
n. 20 Ward Baltimore. Ora siamo a pensione dai coniugi Muriello, sono affittacamere italiani. E' una sistemazione un pò migliore rispetto alle baracche-dormitorio di Olivet Lane che la Compagnia ci metteva a disposizione. Io e Umberto ce la caviamo bene, il lavoro per fortuna non manca; lavoriamo in media 11 ore al giorno con 1 ora di pausa pranzo. La nostra Compagnia ci ha tante commesse e non stiamo mai disoccupati come molti nostri compaesani. Umberto poi credo che farà carriera; lui mastica l'inglese meglio di me e dicono che ha attitudine al comando, i compagni pensano che sarà il prossimo caposquadra. Anch'io mi sento che il suo futuro è qua in America. Questo anno passato è stato terribile per noi, abbiamo visto cadere tanti compagni per l'influenza spagnola. Cominciava con un banale raffreddore, un pò di tosse fino a che ti si riempivano i polmoni di sangue ed eri finito. Dio ha voluto che noi ci salvassimo, grazie alle tue preghiere. Ma i giornali dicono che ha mietuto più vittime della guerra. Io e Umberto pure se la grande guerra non l'abbiamo fatta abbiamo visto tanti uomini cadere intorno a noi come su un campo di battaglia; oltre che per la spagnola tanti muoiono per gli incidenti sul lavoro che sono all'ordine del giorno. Il 15 di questo mese riscuoteremo la paga e ti manderemo altra moneta. Raccomanda a papà di non giocarsela tutta pure questa volta perchè noi ci spezziamo la schiena e facciamo economia fino all'osso per togliere lui dai debiti. Quando andiamo a riscuotere il salario che pure per noi operai è motivo di festa e soddisfazione, ci prende l'angoscia a tutti quanti per timore di essere rapinati. In America comincia a dilagare una banda che i giornali chiamano la "Mano nera" fatta per lo più di delinquenti della Bassa Italia (siciliani, calabresi qualche volta napoletani) che derubano, rapinano e pure ammazzano. Mentre stai camminando, da un momento all'altro, dietro qualche edificio o all'angolo di una strada ti puntano lo stiletto alla gola e tu devi consegnargli tutti i soldi se vuoi salva la vita. Ma tu mamma non ti devi preoccupare perchè noi Crevì non siamo prede facili per i ladri. 

Io e Umberto ti baciamo con affetto e dai pure un abbraccio a papà ai fratelli e sorelle e a tutta Terrabianca.

Antonio e Umberto



-Antonio e Umberto lavorarono come operai delle ferrovie per la Pennsylvania Rail Road
-La loro prima sistemazione fu nelle baracche-dormitorio di Olivet Lane dislocate lungo la ferrovia in costruzione
-Tra il 1918 e il 1919 l'influenza spagnola fece 675.000 vittime nei soli Stati Uniti
-La "Mano nera" fu la prima manifestazione della Mafia in America ed iniziò la sua attività taglieggiando e rapinando gli emigranti italiani
-Nel censimento del Maryland del 1920 Antonio e Umberto vengono rilevati al n.20 Ward di Baltimora a pensione presso i coniugi Muriello
-Sabatino continuerà a trovarsi in difficoltà economiche nonostante i soldi che i figli periodicamente rimandavano
-Umberto avrà successo e diventerà caposquadra degli operai ferroviari

Sunday, June 20, 2010

I figli di Argentina


Elodia e Carlo, figli di nonna Argentina, negli anni '50
a Corropoli. Elodia and Carlo, the two children of my grandmother Argentina, on '50s years
(Album di famiglia di Carlo Vallese)


Carlo (22 anni) a Pescara in una delle sue tante
gare ciclistiche (ne vinse 5)
(Album di famiglia di Carlo Vallese)

Friday, June 18, 2010

Quella piccola reggia...

Torno a parlare della casa dei Crevì poichè conversando con alcuni parenti è emerso che questa abitazione in terra e mattoni era davvero una piccola reggia; la più grande di Terrabianca. Le mura portanti erano spesse circa 1 metro. Nel piano di sotto c’era, lievemente seminterrata, la cantina che conteneva enormi botti, la stalla di ricovero per gli animali ed il frantoio, che rappresentava la principale attività della famiglia. Il primo sistema di molitura delle olive fu quello della molazza (grossa macina in pietra) trainata da un asino; l’animale veniva bendato perché doveva girare sempre in tondo; venne poi sostituito dal cavallo che imprimeva maggiore potenza al meccanismo e infine il sistema venne motorizzato con l’acquisto dello storico motore “Landino”. Quest’attività fu proseguita dal figlio Giuseppe che costruì un nuovo opificio in mattoni più contiguo alla strada, recuperando però le vecchie molazze in pietra. Al piano superiore della casa si accedeva attraverso la scalinata laterale che terminava sul lato adiacente con una loggiata. Dal portone principale si entrava nella cucina dove c’era il grande camino il quale all’epoca aveva una duplice funzione: di riscaldamento della casa e per cucinare. Una porta in fondo alla stanza introduceva nella sala al centro della quale insisteva un grande tavolo quadrato. Nella casa c’erano 4 camere disposte lateralmente (come riportato in piantina); tutti i vani erano molto ampi, comprese le stanze da letto anche perché la famiglia era numerosa (13 membri) e le camere dovevano contenere altrettanti letti. Quest’ampiezza dava alla casa una forma quadrangolare, diversamente dalla maggior parte delle abitazioni in terra che erano lunghe e strette. Nell’architettura di questi edifici le finestre non erano ampie; grandi aperture infatti avrebbero vanificato l’isolamento termico che la materia prima (la terra cruda) garantiva. All’epoca il bagno non esisteva; per i propri bisogni si andava in stalla o in un gabinetto collegato alla concimaia. All’illuminazione si provvedeva con lampade a petrolio o con olio lampante. Altri zii riferiscono che la casa era ammobiliata (cosa rara all’epoca) e ben rifinita. Le rifiniture interne ed esterne servivano per dare stabilità all’edificio, come protezione dalle intemperie e come elemento decorativo.
Da bambina sono entrata in una di queste case, quella di due miei vicini Zio Bongrà (Pancrazio) e zia Palomma (Palma). Ricordo la frescura di quegli ambienti e la poca luce che filtrava dalle piccole finestre. Il soffitto non era molto elevato tanto che lo zio Bongrà che era alto e un po’ ricurvo per la vecchiaia, sembrava si piegasse per l’angustia di quei luoghi. Era come entrare nel ventre della collina.

Thursday, June 17, 2010

For our american friends (pardon relatives!)

I know that some of you are already using Google translator; I tried too and I saw that it works quite good (better than me!); so from now on I will not put the english version on the blog; anyway if there will be something not clear don't hesitate to ask me!


Domenico (my husband) Leonardo (my son) and Roberta (me!) last Christmas

La casa dei Crevì

Una ricostruzione dell'antica casa della famiglia D'Angelo secondo la descrizione data da
Sabatino D'Angelo (aggiornamento)
A reconstruction of the old house of D'Angelo family according to the description given by
Sabatino D'Angelo

Monday, June 14, 2010

Tratto dal libro "Son of Italy" di Pascal D'Angelo


"C'era nebbia quando finalmente ci avvicinammo alla baia di New York, ma troppo tardi per entrarvi. Da ore si vedevano fuori piccole imbarcazioni dalle vele bianche e finalmente scorgemmo una scura striscia di terra che pian piano svaniva sotto una cortina di nebbia e di oscurità. In ogni modo era terra - era l'America! Le paure che lo sconfinato oceano aveva destato in noi si dileguarono subito, lasciando il posto ad un rassicurante sollievo. Ci aggiravamo felici sul ponte. Sottocoperta regnavano confusione e schiamazzo. Parlavano tutti all'unisono. Lentamente, però, scese su di noi il silenzio. Le nostre menti erano attraversate da un dubbio atroce: essere ammessi in America oppure essere rispediti indietro perchè indesiderati, il che significava una vita distrutta, dal momento che molti di noi erano venuti grazie ad un prestito di denaro il cui solo interesse sarebbero stati appena in grado di pagare al ritorno."

-Ellis Island: Isola degli Stati Uniti situata nella baia di New York. Dal 1892 al 1954 è stata il punto di arrivo e di controllo degli immigrati negli Stati Uniti. Fu progettata per selezionare migliaia di immigrati al giorno, spesso più di 5000. Il ciclo di ispezione doveva funzionare come un'efficiente catena di montaggio con agenti federali che esaminavano sistematicamente "il candidato" per verificare che, come richiedeva la legge sull' immigrazione, avesse "senza dubbio diritto allo sbarco". Ognuno aveva compiti specifici e, mediamente, il processo durava dalle 3 alle 5 ore. Queste operazioni di controllo si applicavano solo a chi viaggiava in terza classe. Gli immigrati ad ogni passo mostravano la scheda sanitaria che veniva timbrata ed annotata. Appena dentro la sala dei registri un dottore verificava il candidato da testa a piedi in cerca di sintomi di malattie e deformità. I sospetti venivano marchiati con il gesso sugli abiti. Passate le visite mediche gli immigrati sedevano sulle panche nella sala dei registri in attesa del colloquio. Accanto agli ispettori vi erano interpreti nelle principali lingue e dialetti. Le domande che ponevano erano: nome, luogo di nascita, stato civile, luogo di destinazione, disponibilità di denaro, professione, precedenti penali, "hai un lavoro?". Occorreva dimostrare di essere in condizioni di lavorare e di mantenersi, ma senza dire di avere un lavoro già pronto. Gli immigrati dovevano mostrare abbastanza denaro per dar prova di non essere dei derelitti.-

Sunday, June 13, 2010

Arriva Antonio

19 agosto 1913: il piroscafo Mendoza lascia il porto di Napoli e si prepara a una nuova traversata atlantica. Sul ponte, accalcato con altri emigranti in cerca di fortuna, c'è Antonio D'Angelo, classe 1889, il secondogenito della famiglia; va a raggiungere suo fratello a Baltimora. Umberto era partito qualche mese prima, lui militare di carriera, forte dei suoi tre anni e mezzo in fanteria, era andato in "avanscoperta". Ora, trovata una piccola sistemazione, poteva accogliere l'amato fratello, c'era posto anche per lui nella Pennsylvania Rail road. Umberto con i primi guadagni avrà probabilmente contribuito all'acquisto del biglietto di Antonio per la nave. A quell'epoca un biglietto in terza classe costava circa 200 lire equivalenti agli attuali 680 euro. Quando partì Antonio aveva 24 anni, aveva già svolto il suo anno di servizio di leva e sapeva leggere e scrivere. Quest'ultimo divenne requisito obbligatorio per entrare negli Stati Uniti nel 1917, quando una legge americana, allo scopo di ridurre il flusso migratorio, sancì che non sarebbero più stati ammessi gli analfabeti. A Ellis Island questi sarebbero stati respinti e reimbarcati.
Sulla nave la vita non era facile, sebbene nel 1913, quando i fratelli D'Angelo partirono, le condizioni a bordo fossero migliorate rispetto a prima; con i piroscafi a vapore, s'impiegavano in media 13/15 giorni per arrivare a New York. I primi emigranti, quelli di metà '800 (la prima ondata migratoria ci fu dopo l'unità d'Italia) viaggiavano sui velieri e i loro erano viaggi "allucinanti". Gli armatori, solitamente gente senza scrupoli, lucravano sulla vendita dei biglietti disinteressandosi delle condizioni di vita a bordo. Nulla era garantito, neppure i pasti e a farne le spese erano soprattutto i bambini che morivano a frotte. Lo stato italiano intervenne in questa carneficina con una legge del 1901 che regolamentava le condizioni minime di vita a bordo delle navi (presenza di un'infermeria, pasti quotidiani garantiti con distribuzione di carne, vino e caffè etc). Tuttavia i viaggi rimanevano durissimi; nei dormitori di terza classe, posti sottocoperta, si stava stipati, l'aria era irrespirabile; era buona norma ogni tanto salire sul ponte per riossigenarsi un pò ma stando sempre in guardia perchè le insidie erano tante e numerosi i furti. In queste condizioni Antonio D'Angelo attraversò l'Atlantico sbarcando il 3 settembre 1913 a Ellis Island.

For the youtube english version of this clip click here

Antonio arrives

August 19, 1913: the ship Mendoza leaves the port of Naples and goes for a new Atlantic crossing. On deck, crowded with other immigrants in search of fortune, there's Antonio D'Angelo, born in 1889, the second son of the family; he goes to join his brother in Baltimore. Umberto had left some months before, he's military career, thanks to his three and half years in the infantry, went to "scout." Now found a small accommodation, he could accept the beloved brother, there was a place for him too in Pennsylvania Rail Road. Umberto with his early gains likely contributed to the purchase of the ticket of Antonio for the ship. At that time, a third class ticket cost about 200 lire equivalent to the current 680 euros. Antonio was 24 years old when he left, he had already served his year of military service and could read and write. The latter became mandatory requirement to enter the United States in 1917, when an American law, in order to reduce the migratory flow, declared that they would never have allowed the illiterates. At Ellis Island they were rejected and re-embarked.
Life on the ship was not easy, although in 1913, when the D'Angelo brothers departed, conditions on board were improved than before, with steamers, it took on average 13/15 days to arrive in New York . The first immigrants, those of half ‘800 (the first wave of immigration there was after the unification of Italy), were travelling on sailing ships and their voyages were terrible. Owners usually unscrupulous people, profiting from ticket sales no interest in living conditions on board. Nothing was guaranteed, even meals and were mostly children who were dying in droves. The Italian government intervened in this carnage with a 1901 law that regulated the minimum conditions for life on board (presence of an infirmary, with guaranteed daily distribution of meals of meat, wine and coffee etc). Yet travel remained very hard; dormitories third-class seats below deck was crowded, the air was stifling, it was a good idea to occasionally go on deck to reinvigorate for a while but being constantly on guard because there were so many pitfalls and numerous theft. Under these conditions, Antonio D'Angelo crossed the Atlantic landing September 3, 1913 at Ellis Island.

Friday, June 11, 2010

Cugini nel mondo

Da sinistra Marion, Sabatino, Joseph e Anthony

Da destra Sabatino e Carlo mentre sta dicendo "ma scuseme nu mumende..."
From right Sabatino (son of Antonio) and Carlo (son of Argentina) while is saying "but wait a moment..."

Thursday, June 10, 2010

La casa lungo la ferrovia

Umberto e Antonio lavorarono per la Pennsylvania RailRoad a Baltimora nel Maryland. Nel 1913 abitavano entrambi al numero 25 di Olivet Lane. Ho provato a immettere quell'indirizzo su google maps e questo è quanto ho visto e immaginato...

Umberto and his brother Antonio worked for Pennsylvania RailRoad Company in Baltimore MD. On 1913 they lived at 25 Olivet Lane. I wrote this address on google maps and this is what I saw and imagined...

Wednesday, June 9, 2010

All'armi!


(Album di famiglia di Sabatino D'Angelo)

Umberto (il secondo da sinistra in piedi) prima di emigrare aveva fatto tre anni e mezzo in fanteria, come risulta anche da questo documento del 1917

Umberto (the second standing up from left) before emigrating had made three years in fantery, as we can see in this document of 1917



Qui sotto è il secondo da sinistra ultima fila
In this one Umberto is the second from left last raw


(Album di famiglia di Sabatino D'Angelo)

Tuesday, June 8, 2010

Famiglia DiAngelo in Baltimore


(Album di famiglia di Joseph DiAngelo)

Da sinistra Anthony (Tony), Sabatino (Sam), Joe (baby), Irene, Marion (Blackie) e Vincent anno 1932/1933

Sunday, June 6, 2010


(Album di famiglia di Gianfilippo D'Angelo)

Lo zio Abele e sullo sfondo uno scorcio della casa dei Crevì
Uncle Abele (Umberto's brother), on the background a sight of D'Angelo family house

Berto


(Album di famiglia di John Umberto Diangelo)

Ecco Umberto D'Angelo (1888 - 1932), fratello di nonna.
Here is Umberto D'Angelo, brother of Argentina

Friday, June 4, 2010

Dalla pubblicazione "Terrabianca" del ricercatore storico Michele Ferrante

"Verso la fine dell'800 si fanno miglioramenti fondiari e viene costruito a Terrabianca un frantoio ad opera di Sabatino D'Angelo, il quale fa erigere anche una croce in ferro battuto con un' edicola della Madonna nel centro dell'incrocio principale di Terrabianca. Per questo fatto questa zona di Terrabianca era soprannominata nel linguaggio dialettale "La croce de Crevì" in quanto la casata dei D'Angelo era detta "Crevì". Il primo novecento è ricordato come il periodo delle grandi emigrazioni verso l'America ed anche da Terrabianca partirono in massa per gli Stati Uniti e specialmente per Baltimora. Quando ritornarono i fratelli D'Angelo dall'America un gruppo di scanzafatiche della zona tentarono di entrare nella loro casa per rubare i loro guadagni, ne nacque una colluttazione ed una sparatoria in cui rimase ferito D'Angelo Bernardo. I guadagni che riportavano gli emigranti consentivano i miglioramenti dell'abitazione agricola, le case tuttavia erano per la maggior parte in terra cruda, dette "pingiare" che servivano come stalla, fondaco, cucina nel piano di sotto e camere da letto nel piano di sopra. Le famiglie meno numerose avevano la casa di terra ad un solo piano. La casa di terra tuttavia aveva il vantaggio di essere fresca d'estate e calda d'inverno."

A passage of the publication "Terrabianca" of the historical researcher Michele Ferrante

"Towards the end of 1800 were made land improvements and it was built at Terrabianca an olive press thanks to Sabatino D'Angelo which also ordered to erect a Cross in wrought iron with a niche of the Madonna in the center of main crossing of Terrabianca. For this fact this zone of Terrabianca was nicknamed in the dialectal language "The cross of Crevì" as the family of D'Angelo was said "Crevì". The beginning of 1900 is remembered as the period of the great emigration towards America and also from Terrabianca people left in mass for United States and especially for Baltimore. When the D'Angelo brothers returned from America a group of loafers of the zone tried to enter in their house for stealing their gains; they came to blows and there was a shooting in which Bernardo D'Angelo (another brother) remained hurt. The gain that brought back the emigrants concurred the improvements of the farmhouse, however the houses were, for the majority, made of clay and straw, said "pingiare" that served as stable, store, kitchen in the plan of underneath and bedrooms in the plan of over. The less numerous families had the house to one flat. Those houses however had the advantage of being fresh in summer and warm in winter."

Thursday, June 3, 2010


(Album di famiglia di Gianfilippo D'Angelo)

Abele D'Angelo, fratello di nonna Argentina
This is Abele, Argentina's brother

Tuesday, June 1, 2010

La famiglia

Elenco dei componenti della famiglia compilato dallo zio Abele


(Collezione di Attanasio Piccioni)