Monday, January 31, 2011

Regia Guardia di Finanza: le divise a colori

Di seguito la divisa indossata da Umberto tratta dal filmato rai del 233° anniversario della fondazione del corpo.

La tipica bombetta con la penna


Soldati in parata


Un bel video per illustrare l'arma oggi

Tuesday, January 11, 2011

La Regia Guardia di Finanza

Questa fotografia, che ritrae Umberto appena ventenne in divisa da fante, è saltata fuori in maniera del tutto fortuita durante una delle visite fatte allo zio Sabatino. Risulta scattata in uno studio di Ferrara probabilmente intorno al 1908. Abbiamo fatto esaminare a degli esperti tutte le fotografie militaresche che lo riguardano ed è emerso che solo in questa egli indosserebbe una divisa del corpo della fanteria perchè tutte le altre apparterrebbero a un altro reparto dell'esercito italiano. Diversamente da come pensavamo, e da quanto lo stesso Umberto dichiarò alle autorità statunitensi, egli non svolse i 3 anni e mezzo della sua carriera militare interamente nella fanteria, ma parte li passò nella Regia Guardia di Finanza. Questa scoperta ci ha fatto subito venire in mente che lui potrebbe aver avuto una vicenda umana e professionale molto simile a quella di nonno Emidio, anch'egli militare della Regia Guardia di Finanza negli anni '20. A quel tempo la Guardia di Finanza non si occupava di controllare gli scontrini e di braccare gli evasori fiscali, ma vigilava i confini della patria contro le possibili incursioni dei contrabbandieri. Dunque le caserme si trovavano o lungo le coste o sulle Alpi. Umberto fu fortunato perché finì in una caserma di Venezia o comunque nei paraggi, visto che realizzò le sue fotografie proprio in uno studio di quella città. Nonno Emidio invece stava in una sperduta caserma sulle Alpi (a Pontebba) a guardare le montagne. Così forse non dovette pesargli molto ritornare alla vita di campagna, quando la necessità lo chiamò ai suoi doveri. Umberto invece era stato a Venezia! Scrive D.Quirico in "Storia del servizio di leva in Italia”:
"E' il servizio di leva che mostra a molti ragazzi delle campagne per la prima volta la città, i suoi piaceri, le sue opportunità. Al contrario di quanto accadeva per gli studenti che una volta terminati gli studi tornavano a casa, in provincia, per riprendere il lavoro o occupare lo studio del padre, i figli dei contadini avevano annusato nell'aria l'odore della novità, certe abitudini lavorative e goderecce proprie della città. […] E dopo il congedo molti di loro si misero alla ricerca di un mestiere diverso da quello, maledetto dalla fatica e dalla miseria, dei genitori”.
Forse furono proprio quegli anni vissuti a Venezia che spinsero Umberto a lasciare Terrabianca per l'America.