Monday, August 2, 2010

Il commiato di Umberto (un monologo)



Umberto: “ Stai attento al porto, i soldi nascondili internamente al vestito, il porto pullula di gente losca, di personaggi sinistri, se ti avvicinano tu non li ascoltare, allontanatene subito. Ci può essere chi ti si accosta con qualche pretesto, magari proponendoti un affare, quelli sono solo malviventi che mirano a fregarti i soldi! Tieni ben stretto il tuo bagaglio che possono sfilartelo o strappartelo di mano. Una volta sulla nave non ti puoi rilassare, devi continuare a essere vigile, semmai fate a turno a dormire tu e il tuo amico, uno rimanga sempre di guardia. Tu riporti tanti soldi, Antonio, fanno gola a molti. Devi proteggerti dagli avvoltoi che ti accerchieranno con mille lusinghe per rubare il tuo bottino. Non farti gabbare, Antonio, lì c'è tutto il tuo sudore, ci sono questi 8 anni della nostra giovinezza passati sulla * Tracca. Le stesse attenzioni dovrai averle a maggior ragione quando arriverai al porto di Napoli. Sai cos'è quel luogo? E' un ricettacolo di malviventi, di truffatori, di furbi di ogni genere che con mille artifizi tentano di fregarti. Lì dovrai avere cento occhi, occhi anche dietro la schiena. Non ti lasciare distrarre da nessuno. Sono contento che non vai da solo, state in guardia tu e il tuo amico. Dici che esagero con le raccomandazioni? Lo so che tu sei un tipo in gamba, non sei un ingenuo, ma io mi sento ancora responsabile per te, sono il tuo fratello maggiore! Se riesci a superare il viaggio, senza essere derubato, hai vinto. La tua fortuna una volta a casa, sarà al sicuro. Quanta fatica abbiamo fatto io e te, Antonio, per racimolare questo gruzzoletto. Abbiamo lavorato come muli, come il mulo che aveva papà, che impiegava al frantoio. Bendato, a testa bassa, trascinava quel macigno a suon di vergate, che c'erano tante olive da molire. Qua i muli siamo stati noi, a testa bassa, sotto al sole cocente e alla pioggia incessante abbiamo trainato il nostro macigno, la nostra croce, con tutta la forza che avevamo in corpo, fino alla fine, raschiando anche il fondo. E se non lavoravi a schiena bassa, il boss ti tirava qualche sassata come si fa con i cani. Ora devi difendere quello che hai guadagnato Antonio, proprio come fanno quei cani rabbiosi, che nascondono il loro osso sottoterra e sono pronti a proteggerlo ringhiando, battendosi a morsi perché quell'osso rappresenta la loro sopravvivenza.
Di' a mamma che pure io tornerò, un giorno, che non abbandonasse la speranza. Stringila forte per me. Io resto.. un altro po'. Ora vieni qua e lasciati abbracciare.. un'ultima volta”.

* Così veniva chiamato il tratto di ferrovia in costruzione (dall'inglese track: binario).


- Gli scali marittimi brulicavano di malviventi le cui vittime prescelte erano proprio gli emigranti.

- C'è un interessante sito (fai click per aprire la pagina) che parla di come si lavorava nelle ferrovie. L'autrice Delia Socci scrive "Da lontano i superiori sorvegliavano il lavoro e se uno si fermava e alzava la schiena anche per poco, li prendevano a sassate."

4 comments:

  1. sarà anche vero, ma io non ce lo vedo un Crevì a tirare le sassate

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  2. Sorry Domenico I do not understand what you wrote on this comment about this? When I try to translate it is not clear to me what you are saying I apologize. August 2 blog It looks to me like a letter that Umberto wrote to Antino when he left to go back to Italy am I correct? How touching and it looks like Joe dad's intention was to go back at some time to Italy if only for a visit.

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  3. My apologies, I forgot the English version, and of course, my syntax knocked out all translators, I guess. My wife told you what I meant

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  4. See it is good to have us wives around to help you men out. Right ? HA HA HA Is it just me or does it seem also to you in Italy that we have known each other all of our lives?
    Angie

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