Wednesday, December 15, 2010

Up the Alley: terza ed ultima parte

I Pensionanti di Nonna.

John l'Ungherese.
Portava sempre un berretto di pelle nera, spesso non rasato e non molto pulito. Aveva una sigaretta sempre in mano. Ed era amichevole, anche se in un modo un po' rude.
Leo il tedesco
Lui nemmeno parlava l'Inglese molto bene. Era giovane, forse sulla trentina. Aveva i capelli castani ed era molto carino. Sorrideva tanto.
Ralph il tedesco
Credo che lui e Leo fossero amici. Era il più bello della banda, alto, con i riccioli biondi. Nemmeno lui parlava l'Inglese.
Una volta lo zio Vincent stava quasi per ucciderlo. Ralph e Leo tornarono a casa tardi e zio Vincent stava dormendo sul divano. Per fargli uno scherzo gli fecero prendere uno spavento, allora lo zio saltò in piedi e voleva strozzare Ralph. Nonna sentendo i lamenti di Ralph dovette intervenire per separarli. Allo zio Vincent era meglio non fargli prendere gli spaventi!
Candy Factory Joe.
Lui portava sempre pantaloni e magliette bianche. Era l'unico che parlava l'Inglese, ma parlava così veloce e poi non stava tanto bene di testa, che non si capiva ugualmente.
Magooch
In assoluto il mio preferito. Un piccolo italiano rotondetto che non parlava Inglese. Ci vedete qualche schema in tutto ciò? Io credo che fosse un prerequisito per vivere lì.
Anche lui portava pantaloni neri con le bretelle sopra una tuta bianca e stivali neri. E per concludere un cappello nero. E' ancora nel mio cuore!
Lavorava per il comune. Poi un giorno si ammalò, di tubercolosi credo. Il comune rifiutò di prendersi cura di lui. Lo lasciarono senza un soldo. Nonna non potè sopportarlo. Allora prese un tramvai e andò giù all'ufficio del Sindaco, Tommy Delasandro. Puntò dritto sull'obiettivo senza filarsi per niente la segretaria. Gli fece una bella lavata di capo sul trattamento che il comune stava riservando a Magooch. Allora il Sindaco alzò la cornetta del telefono e prima che Nonna tornasse a casa, Magooch ebbe la sua pensione d'invalidità. Bel lavoro Nonna!
(Il sindaco di Baltimora Thomas L.J.D'Alesandro 1947-1959 democratico)

La cucina di Nonna

Quando Nonna non giocava a carte, cucinava il più delizioso, meraviglioso cibo italiano che abbia mai assaggiato. Ho già parlato dei profumi che provenivano dalla dispensa, ma in realtà, la casa intera odorava del cibo italiano di Nonna. Ogni festività ci riunivamo tutti a casa sua. Potevamo sentire il profumo del tacchino farcito con aglio e rosmarino, maiale arrosto, la pasta con le polpettine di carne e se eravamo fortunati, gli gnocchi, i nostri preferiti. A Pasqua c'era una sorpresa speciale. Un'enorme torta bagnata con l'anisetta con sopra delle uova sode. A queste feste c'era una bella differenza rispetto a quelle dei tempi duri. A quel tempo Nonna versava la polenta sul tavolo. Sotto la polenta nascondeva un quarto di dollaro. I ragazzi dovevano prendere i cucchiai e mangiare la polenta direttamente dal tavolo, con la speranza di essere i primi a trovare i 25 centesimi. Quella era la loro festa.

Mio padre ci ha raccontato la storia di come facevano a catturare gli uccelli per la cena. I ragazzi portavano la rete del letto giù nel cortile e ricavavano un cerchio di terra spalando la neve. Buttavano dentro al cerchio dei pezzettini di pane e quindi legavano la rete da un lato con una corda e dall'altro l'appoggiavano a un bastone. Quindi risalivano le scale e andavano alla finestra ad aspettare. Quando c'erano 40 o 50 uccelli a mangiare il pane allora tiravano la corda facendoli cadere nella trappola. Allora gli uccelli venivano messi a lavare in una tinozza e poi uno ad uno terminavano la loro sofferenza.
Dopo averli messi in acqua calda, strappate le penne e puliti, Nonna li metteva nel sugo oppure li friggeva. Tutta la pasta era naturalmente fatta in casa. Credetemi, lei insegnò a tutti i suoi figli come fare la pasta. Mio padre Sam a sua volta l'ha insegnato a mio fratello John e a mio marito Cal. Tutte le altre ricette non è possibile replicarle perchè quando chiedevi a Nonna come si faceva una certa cosa lei rispondeva “ ci metti un po' di questo, un po' di quest'altro e mischi tutto insieme”.
Quando sposai mio marito la cui famiglia è di origine olandese, mia suocera mi chiese quale fosse il nostro piatto tradizionale di famiglia. E io le spiegai che durante le feste andavamo a casa di mia Nonna dove c'erano sempre tacchino, spaghetti, polpette, maiale arrosto, ecc. Nemmeno un mese più tardi mia cognata mi fece sapere che mia suocera era rimasta affascinata dal cibo della nostra famiglia. Non riuscivo a capire perchè. Allora mi disse “ ma quando mai si farcisce il tacchino con gli spaghetti?”.
Ho riservato il meglio per il finale.

I sei piccoli selvaggi
Ascoltando tutte le storie di come sono cresciuti, dei problemi che hanno avuto è un miracolo che Nonna fosse ancora sana di mente.
Samuel, il più vecchio e il più pestifero.
Combattè nella seconda guerra mondiale in Italia, e fu ferito ad una gamba. Dovrebbe essere una cosa triste, ma per me fu solo un cambiare vita. Dovevo essere sul punto di nascere quando egli fu rimpatriato. Mia madre aveva in mente di chiamarmi Bermuda! Fortunatamente quando papà arrivò non volle saperne e mi mise nome Sandra. Sarebbe stato molto peggio! Papà divenne un meccanico d'auto e poi andò a lavorare per le Ferrovie della Pennsylvania Co., proprio come suo padre.
Zio Tony
Anche lui ha fatto la guerra, ma non so dove. Dopo di ciò cominciò la sua attività di idraulico.
Zio Vince
Penso fosse in marina durante la guerra. Lavorò per lo stato alla Previdenza sociale.
Zio Marion
Non credo abbia fatto la guerra. Aveva un distributore di benzina e allevava cavalli da corsa. Più tardi andò a lavorare con lo zio Joe alla fabbrica di refrigeratori.
Zio Joe
Ha fatto la guerra in Korea. Poi lavorò alla fabbrica di refrigeratori nel management.
Zio Junie
Era in marina e poi nell'aviazione durante la guerra in Viet Nam. Fu il primo che perdemmo. Era così giovane!
C'è ancora tanto lavoro da fare nel mettere insieme tutte le storie legate a questi sei fratelli. Le racconterò non appena saprò qualcosa di più sui loro vezzi.
Una storia.
Tutti i ragazzi avevano dei soprannomi. Io davvero non li conoscevo con i loro nomi di battesimo. A 18 anni ebbi il mio primo appuntamento col mio futuro marito, Cal. lui veniva da una famiglia eminente dell'Ohio. E aveva avuto un'educazione molto diversa dalla mia. Viveva a Cleveland e veniva a Baltimora una volta al mese per lavoro. Il giorno del nostro appuntamento Nonna ebbe un'infarto e fu ricoverata all'ospedale. Non c'era alternativa, non potevo andare all'appuntamento senza passare a farle visita. Quando entrammo tutti gli zii erano già seduti accanto a Nonna. Ebbi un momento difficile. Sapevo infatti che se li avessi presentati con il loro vero nome, mi avrebbero canzonato non appena uscita dall'Ospedale. Non c'era modo di uscirne, era la mia unica possibilità di fare colpo.
Feci un bel respiro e cominciai a passarli in rassegna.
Questo è mio zio Dago, zio Junnie, zio Mutt, anche noto come zio Beddie, zio Blackie noto anche come zio Goat, e zio Vink. Mio padre era là e mi salvò dal pronunciarne il soprannome dicendo “zio Fag!!....” proprio come la marca di sigarette.
Quando Nonna tornò dall'ospedale io fui abbastanza fortunata da trovare il tempo per andare ad aiutarla quando potevo.
Un giorno volli lavarle e spazzolarle i capelli. Mentre allentavo ciascun capo delle trecce io vidi tutti gli strani e meravigliosi pezzi della sua vita intrecciati in quei capelli. Lei era solita portarli con una stretta treccia raccolta a ciambella sopra il capo, nessun capello isolato poteva scappare. Controllava i suoi capelli allo stesso modo di come controllava la sua vita. Mettendo una pinzetta stretta su tutto e su tutti. Sei bimbi scatenati e affamati, senza un padre che l'aiutasse a tirare avanti e tutto sulle sue spalle. Ci furono momenti in cui vacillò sotto lo sforzo, ma non crollò mai. Mentre scioglievo la treccia liberandone i capi cominciai dolcemente a spazzolarle i capelli.
Ogni volta che ha avuto un infarto io pregavo che potesse abbandonare quella sua vita vissuta in condizioni estreme e potesse finalmente ricevere il riposo che aveva immensamente meritato.
FINE
(Nonna Irene in una casa nel New Jersey)

1 comment:

  1. Dai racconti di Sandy mi sembra di cogliere un paio di affinità che vorrei condividere. La prima riguarda la casa in Ellamond Street, che sorgeva su di una collinetta, così come anche la vecchia dimora dei Crevì, sulla quale presto spero avremo delle novità. La seconda riguarda la sorprendente somiglianza dei caratteri di Irene e Diletta, ottime cuoche entrambe e appassionate al gioco delle carte

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