Tuesday, December 7, 2010

Up the alley: parte seconda

Mia Nonna si chiamava Irene Pilli ed era nata nel 1900 in Italia. Arrivò su questa costa attraverso Ellis Island nel 1921. Aveva 22 anni quando nel 1922 sposò Umberto D'Angelo. Si sistemò in questa nuova terra per una nuova vita insieme a Umberto. Mio nonno lavorò per le Ferrovie della Pennsylvania Co.. E finalmente ebbero 5 piccoli bimbi scatenati. Cominciando da Samuel, Tony, Vince, Marion e finendo con Joseph. Putroppo Umberto morì nel 1932 a causa di un'encefalite. E' una tragedia perdere un marito che si ama, ma è un disastro ancor peggiore essere lasciate sole a crescere cinque bimbi affamati, in specie durante il periodo della Depressione. La Depressione in America durò dal 1929 agli inizi degli anni '40. Il figlio maggiore, Samuel, aveva 9 anni, l'ultimo, Joseph, appena 8 o 9 mesi. Che fare?
Non sono sicura dell'ordine degli eventi, ma credo che fu proprio dopo la morte di Umberto che Nonna convertì la stanza frontale della casa, quella che era la sua camera, in una “speak easy” (N.d.T. Così venivano chiamati i luoghi dove durante il proibizionismo si servivano liquori). Ciò avvenne durante il Proibizionismo che cominciò nel 1920 e finì nel 1933. Nel locale ogni giorno si servivano wiskey e birra Arrow dalle 7 del mattino fino alle 10 o 11 della sera. Fu piuttosto un bar di quartiere, dove Nonna faceva da cameriera ed era conosciuta come “Miss Irene”.(N.d.T. Il “Miss Irene” era anche un famoso bar di Fells Point a Baltimora)
(L'insegna del Miss Irene in Fells Point, che ha chiuso i battenti nel corso del 2010)

Uno degli avventori più affezionati fu Tiddy Plater. Era ancora da quelle parti quando io ero un' adolescente, e me lo ricordo bene, anche se non senza una punta d'imbarazzo. Stavo andando a scuola quando d'un tratto inciampai e caddi a terra, proprio di fronte a un tramvai pieno di ragazzi della Saint Joe. Ricordo lui che penzolante rideva dalla finestra per la mia claudicante mancanza di grazia. A peggiorare le cose poi, ecco che arriva Tiddy Plater, già traballante e incerto col suo drink mattutino in corpo, che voleva aiutarmi a stare in piedi, a me! Lui che non era in grado di farlo con i suoi...
Un altro importante cliente fu il sergente di Polizia Beidefelt. Ricordo che guidava una Ford 1931. Egli capì, io credo, che sebbene Nonna stesse facendo qualcosa contro la legge, lo facesse per tenere la sua famiglia unita. Così quando venne a sapere che le forze dell'ordine avrebbero fatto un raid nel suo locale, glielo disse. Ciò consentì ai ragazzi di scavare velocemente una buca sotto al pollaio dove seppellire gli alcolici. Grazie al Sergente Beidefelt, Nonna non soffrì mai l'umiliazione della prigione.
Un altro papavero, voglio dire un cliente, era Dave Wright. Divenne famoso per il suo stand delle granite. Per 5 cents potevi indulgere in sapori come: Blue Boy, Cocomero, Joe Palooka e Bloody Orange che inzuppavano la vaschetta colma di ghiaccio tritato. Io ero solita lavorare duro per guadagnare 5 cents al giorno affinchè potessi avere una delle mie (e lo sono ancora!) preferite squisitezze estive.
Crabby fu un altro personaggio irripetibile. Non so perchè lo chiamassero “Crabby”. Può essere che fosse per il suo carattere o che avesse qualcosa a che fare con i crostacei (N.d.T. “Crabby” vuol dire scontroso, ma “Crab” significa granchio, che è anche una specialità di Baltimora)...
Tutti erano i benvenuti a eccezione di un uomo. Vernon Chambers, lui fu estromesso a vita. Era un gigante d'uomo ed era sempre ubriaco. Io ricordo che dovevo stargli alla larga quando lo avvistavo barcollare su per la collina, perchè se mi fossi avvicinata troppo e avesse perso l'equilibrio, rovinando a terra, certamente mi avrebbe uccisa. Benchè, credo, fosse il padre o il nonno di “Spooky”, che era un gran caro ragazzo. Non molti anni or sono, un mio cugino stava aggiustando un ascensore in una prigione di stato quando sentì qualcuno chiamare “Norman”. Si girò timidamente a guardare chi fosse ed era Spooky, mentre salutando si allontanava. Ma non lavorava alla prigione, era ospite dello stato. Un gran caro ragazzo comunque.
Le donne erano le benvenute al bar così come gli uomini. Alcune lo frequentarono. C'erano Hattie Green, Mattie Green (no, non erano gemelle) a Snookie Banks. Mi sento talmente fortunata a ricordare tutta questa gente meravigliosa, suppongo significhi che sono veramente vecchia, oppure che siano vissuti tutti cento anni e più.
Sono sicura che anche i suoi dirimpettai, Maggie e Tootsie furono frequentatori assidui. O almeno Tootsie. Maggie era solita corrergli dietro con la scopa ogni qualvolta lui esagerava con le libazioni al bar della Nonna.
Nel bar non c'era solo un bancone, che era lungo quanto la stanza, ma c'erano anche tavoli, sedie e sputacchiere.

Un ragazzo di nome Joe Mondania portava il liquore in bidoni di latta da 5 galloni. Egli bussava alla porta posteriore per avvisare che stava arrivando. La birra arrivava in fusti di legno (i futuri fusti per il vino?) che venivano fatti rotolare attraverso la finestra della cantina. Essa aveva una grata di ferro per consentire lo scarico delle bevande. Nessun bambino fu mai ammesso al bar, nemmeno i suoi piccoli selvaggi. Nonna doveva lasciare il bar ogni qualvolta preparava loro da mangiare. Nel 1935, anno più anno meno, chiuse il bar e lo convertì in una drogheria. Non so quanto durò quell'attività, ma alla fine tornò a essere la sua stanza da letto. Qualche tempo dopo la morte di Umberto Nonna si risposò con un tale Dominick Mascetti da Chicago (N.d.T. ma quale Chicago, era de Monzambolo del Trondo!). Ebbero un altro figlio Dominick Junior, il nostro amato zio Junie. Dominick (padre) visse fino al 1943, quando morì a causa di un incidente stradale con un tramvai e lasciò mia Nonna a crescere sei bambini.
Non sono sicura che fosse proprio a quel tempo che Nonna cominciò ad accogliere dei pensionanti in casa per aiutarla a sostenere le spese. Alla fine trovò un lavoro in una fabbrica di caramelle. Preciso che ciò non apportò alcun vantaggio ai teneri denti di tutti i suoi nipoti, perchè non ricordo che abbia mai riportato a casa qualcuna di quelle favolose caramelle alla cioccolata. Certo, magari una o due volte, ma non quanto ci si potrebbe aspettare.
Avere delle persone in più in casa non era proprio l'ideale perchè c'era un solo bagno. La casa era già affollata a quel tempo. I suoi sei ragazzi erano diventati grandi e dopo sposati avevano vissuto insieme a Nonna un certo periodo prima di trovare una casa in proprio.
La camera da letto di Nonna era sul retro al primo piano. Da essa si accedeva giusto alla cucina. Io amavo quella cucina con le sue piastrelle rosse e blu. Aveva degli armadietti a muro bianchi. Ce n'era uno speciale che conteneva tutte le bontà della cucina. Il barattolo dello zucchero! Quando fummo abbastanza cresciuti, a mio fratello John e a me fu consentito di aprire quell'armadietto. Il profumo che emanava era tutto italiano. Riesco ancora a sentirlo. Potevamo prendere un pezzo di pane bianco, spalmarlo di burro e quindi una spolverata di zucchero sopra. Quella era la nostra specialità, pane e zucchero. Dalla cucina si accedeva direttamente alla sala dove attraverso le scale si potevano raggiungere il bagno e le altre stanze da letto. Una parte della sala era la stanza di John, un pensionante. La porta che accedeva alla cantina era in quella stanza. La sola cosa che separava la sala dalla stanza di John era una tenda. Nella stanza vicino al bagno c'era la camera di Magooch, altro pensionante. Nella stanza grande in cima alle scale vivevano i ragazzi. C'era una botola in quella stanza che portava all'attico. Sam era solito nascondersi là per spaventare i suoi fratelli. Quella camera era la stessa dove lo zio Junie, che non voleva mai andare a scuola, veniva svegliato dai fratelli con una secchiata d'acqua. Per quanto riguardava il bagno invece, esso aveva un piccolo tetto sull'esterno della finestra, che Sam giudicava perfetto per nascondersi con un lenzuolo, e aspettare pazientemente che un ignaro fratello entrasse a fare qualcosa. Ci beccava sempre quel povero zio Marion che inciampando sui suoi pantaloni andava urlando giù fino all'entrata. Fratelli, o forse dovrei dire, un fratello.


Le nuore di Nonna 
Prima o poi tutte le mogli dei suoi figli dovettero avere a che fare con lei... La Boss. Lei le trattava tutte allo stesso modo. Cioè male. Non le piaceva né approvava niente di loro. Sono sicura che rese la loro vita un inferno. Si meravigliò non poco quando scoprì che la moglie di Sam, Mary (mia madre) non aveva paura di lei, anzi, era desiderosa di giocare a carte con lei.
Una cosa che dovete sapere a proposito di nonna è che amava giocare a carte. Penny Ante (N.d.T. Gioco simile al poker in cui la puntata massima è limitata a un penny o ad altra somma prestabilita) e poker. Erano la sua passione insiema al Bingo alla 14 Holy Martyrs (N.d.T. una scuola cattolica parificata).
(La 14 Holy Martyrs di Baltimora, al suo interno c'erano ampie sale per le attività ricreative dei credenti)

Era solita portarmici di tanto in tanto. Mi ricordo quando partecipò a Regina per un giorno (N.d.T. Era un format in cui i concorrenti raccontavano pubblicamente la loro storia personale. Quella che riusciva a commuovere di più la platea, guadagnandone gli applausi, otteneva la corona e una lista di premi, offerti dagli sponsor, secondo i desideri espressi dal concorrente. Fu un programma aspramente criticato perchè troppo umiliante per chi necessitato vi partecipava).

Vinse una corona e un mucchio di altra roba. Una volta che lo zio Marion fu in grado di comprarsi un'automobile, divenne compito suo accompagnarla a giocare a bingo. Un'altra sua passione era guardare il wrestling in TV. Me la ricordo ancora che tirava una scarpa alla TV quando Antinina Rocka fu schiacciata a terra.
Il cast dei personaggi che giocavano a poker con lei rimarrà leggendario. Le partite si giocavano sempre la sera e io mi offrivo volontaria ad accompagnare mia madre a casa di Nonna. Per arrivarci dovevamo passare lungo il viale. Il gioco si svolgeva sul tavolo bianco della cucina di Nonna. Io mi sedevo sempre vicino a Nonna quando andavo là. Benchè non fosse sempre il luogo più sicuro dove sedersi. A Nonna non piaceva perdere i soldi! Forse avrebbe potuto avere qualche incertezza con la lingua Inglese, ma mai con i dollari e i centesimi. Non la potevi imbrogliare nemmeno di un penny ed era meglio che non ci provavi. Quando perdeva una mano si arrabbiava con le carte e le buttava giù chiamandole, “mazzo di m....” . E quindi le scaraventava per terra. Non avrei pagato un centesimo per starle più vicina.


Il cast
John.
Veniva dall'Ungheria (o da qualche altro posto da quelle parti). Era stato un combattente per la Libertà e purtroppo, si suicidò col gas. Indossava sempre un berretto di pelle nera ed era magro come uno stecchino. Non si lavava molto. Pure lui fu pensionante dalla Nonna. Come sia stato non lo so. Non so dire dove Nonna trovò questa gente. Parlava a fatica un po' di Inglese, ma era in grado di contare le carte e il denaro.
Paul Vanilla.
Paul era “l'uomo del ghiaccio”. Era l'Italiano che consegnava il ghiaccio in grossi blocchi. Aveva anche un allevamento di conigli. Era più lento della melassa quando doveva dare le carte o leggere le sue. Le parole “Per Dio Paul, tocca a te, dai le carte!” rimbombavano nella notte. Ancora si potevano sentire quando io e mamma tornavamo a casa passando per il viale a tarda notte.
Ecco un altro che non sapeva parlare Inglese.
Rosie Peel
Che in realtà si chiamava Rosie Pilli ed era sposata con il fratello di mia Nonna, Dominick. Rosie e Dominick vivevano giusto dietro l'angolo della casa di Nonna. Egli arrivò per primo in questo paese. Ci fu qualcosa che accadde tra di loro che causò una rottura dei rapporti per il resto delle loro vite. Non si parlarono più. Una vera tragedia. Anche se Dominick le faceva sempre avere delle uova.
Rosie era un' abituè del gioco. Nonna passava tutto il tempo del gioco a fissarla come un falco così che non potesse rubare nemmeno un penny nè nasconderle una carta. Il suo Inglese era probabilmente il migliore del gruppo, dopo quello di mia madre.
Quando qualcuno voleva dire qualcosa che non volevano che sentissi, allora parlavano in Italiano, girandosi di tanto in tanto verso me per accertarsi che non capissi. Ma io capivo, forse non proprio l'esatto significato, ma capivo anche che ero testimone di qualcosa di speciale, un cast di personaggi, caduti nella trappola di un gioco il cui proposito era quello di giocare per vincere qualche soldo, ma lo scopo ultimo di ciascuno era di non perderne nemmeno uno.
Quando il gioco finiva, Nonna non ci lasciava mai tornare a casa da sole nell'oscurità. Mandava sempre John ad accompagnarci. E io non sapevo se mi facesse più paura John o il buio lungo il viale.
(Continua...)
(Un autocarro della Birra Arrow, che si produceva proprio a Baltimora)

1 comment:

  1. Ho contattato il gestore del sito Queen for a Day, nella speranza avessero ancora i filmati del programma. Putroppo sembra si siano salvate soltanto poco meno di una decina di puntate, tutte visionabili sul sito del programma, e fra queste quella di Irene non c'è...

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