Thursday, July 15, 2010

Fu davvero quella la ragione?

Fu davvero quella (la morte di suo padre Sabatino avvenuta il 18 marzo 1921) l'unica ragione per cui Antonio D'Angelo lasciò l'America? Antonio D'Angelo lavorava per la Penna così veniva chiamata in America la Pennsylvania Rail Road. Era la più grande società americana di costruzione e gestione di ferrovie. La compagnia disponeva di locomotive e vagoni e provvedeva alla manutenzione delle linee ferroviarie; nel corso degli anni aveva rilevato altre società più piccole. La Penna si vantava di avere più richiesta di lavoro di quanta riuscisse a smaltirne. Gli stipendi dei suoi dipendenti erano i più alti del settore. La società aveva concesso ai lavoratori due aumenti di salario nel 1902 e nel 1906; in ambedue i casi l'incremento era stato del 10%. Questa florida compagnia però ebbe una battuta d'arresto verso la fine del 1920 quando venne avviato un piano di ristrutturazione dell'azienda che comportò migliaia di licenziamenti (70.000 di cui 800 operai solo a Baltimora). A marzo del 1921 un articolo del New York Times riportava l'evoluzione degli utili dal 1916 al 1921 calcolata dai vertici della Penna. Da questa analisi emergeva che gli ultimi anni erano in perdita per la società. Nel 1921 c'era stata una contrazione del volume delle vendite che non rendeva più sostenibili le spese. Era necessario un taglio dei salari, auspicato anche dal management di altre industrie che guardavano con avversione i salari dei lavoratori delle ferrovie perché più alti rispetto ad altri settori. I sindacati dei lavoratori non accettarono i tagli e diedero inizio agli scioperi. Venne annunciato un abbassamento dei salari del 12,5% che seppur a malincuore i sindacati accettarono per salvare i posti di lavoro.



La compagnia per economizzare le spese ridusse il servizio di manutenzione delle linee e accorciò la settimana lavorativa di alcune categorie di lavoratori. Secondo i dati di un'analisi comparsa sul New York Times il compenso orario per un lavoratore del settore ferroviario nel 1914 era mediamente di 25,4 cent l'ora. Dopo gli aumenti, nel novembre del 1920 giunse a 70,2 cent l'ora. Con i tagli concordati nel luglio del 1921 i salari scesero a 58,9 cent l'ora. I tagli delle paghe furono auspicati da più parti, come lasciava intendere un articolo successivo del New York Times del 1922 che denunciava un incremento dei salari medi ferroviari dal 1914 al 1921 dell' 82% contro un incremento del costo della vita del 67%. L'articolo, evidente espressione di una lobby, lamentava che il potere d'acquisto dei lavoratori nel 1921 era aumentato mentre quello dei possessori delle azioni della compagnia era diminuito poiché i dividendi non erano cresciuti con gli stessi punti percentuali. Il New York Times sembrava dimenticare che quello delle ferrovie era un lavoro durissimo pari solo a quello in miniera. Nel luglio del 1921 dunque furono ridotti anche i salari più bassi che oscillavano tra i 110 e i 200 dollari al mese (questa era la paga di un caposquadra); vennero decurtati di 25 dollari mensili (circa 1 dollaro in meno al giorno). I tagli scontentarono molti lavoratori della Penna fra cui...'Ndò (Antonio D'Angelo). A luglio del 1921 vennero ridotti gli stipendi, a settembre Antonio preparò i documenti per tornarsene in Italia.

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