Un ultimo aggiornamento su una ricerca che, salvo sorprese, riteniamo conclusa. Come molti sapranno, abbiamo lungamente cercato immagini che ritraessero l'antica casa dei Crevì, ma a parte la fotografia dello zio Abele, sul cui sfondo si intravede uno scorcio della casa, e il modello in 3D, ricostruito sulla base delle indicazioni forniteci dallo zio Sabatino, non siamo riusciti a reperire niente di meglio. Né credo troveremo alcunchè se è vero quanto ci ha riferito il prof. Pasquale Rasicci a proposito del suo prezioso libro “Case di terra del medio Adriatico” e cioè che in fase di redazione dei commenti alle fotografie, si è visto costretto a stralciare l'annotazione delle famiglie proprietarie, poiché queste ultime non gradivano l'accostamento del loro nome a quelle costruzioni ritenute, a torto o a ragione, sinonimo di povertà. Ma proprio l'incontro con quella persona straordinaria che è il prof. Pasquale Rasicci, avvenuto lo scorso dicembre, aveva riacceso le nostre speranze. Nella bibliografia di quel testo, di cui ci ha cortesemente fatto dono, si cita un censimento compiuto dall'Università D'Annunzio sulle case di terra della provincia di Teramo. La data di pubblicazione del lavoro dal titolo “Sistemi insediativi dell'Abruzzo Adriatico”, era del 1984. Sapevamo che il demolitore, Giuseppe D'Angelo, era morto nel 1979, dunque la casa doveva essere rimasta in piedi non oltre la metà degli anni settanta. C'era soltanto una debole possibilità che quello studio si riferisse a dati raccolti qualche anno prima. Dopo una breve ricerca in rete abbiamo scoperto che una copia di quel testo si trovava presso la biblioteca del Centro di documentazione case di terra di Casalincontrada (CH), che è uno dei pochi centri al mondo che custodisce gran parte della bibliografia sulle tecniche di costruzione delle case di terra. Esiste poi da quelle parti una associazione culturale che cura la salvaguardia dell'antico patrimonio edilizio contadino e ha anche ideato degli itinerari turistici che comprendono la visita a case di terra opportunamente restaurate. L'architetto Gianfranco Conti, che gestisce il centro di documentazione a Casalincontrada, è stato così disponibile da dare un'occhiata per nostro conto a quel testo per vedere se eventualmente ci fosse traccia della casa che cercavamo. Purtroppo quella ricerca si è rivelata meno approfondita di quella svolta dal prof. Rasicci, nelle cui pagine, guardando meglio, abbiamo trovato la seguente fotografia. La casa ivi ritratta, che ci è stato detto appartenesse alla famiglia Ferrovecchio di Terrabianca, presenta delle interessanti analogie con quella che cerchiamo. Innanzitutto è piuttosto grande e a pianta quadrata. Inoltre la fotografia dovrebbe essere stata scattata intorno al 1970, epoca in cui la casa dei Crevì si presentava già piuttosto diroccata, proprio come la casa ritratta nella foto. L'angolo della visuale è segnalato nella didascalia come nord-ovest, in quella posizione avremmo dovuto trovare il loggiato, ma potrebbe essere crollato o demolito, come le macerie intorno sembrano suggerire. Le due somiglianze che ci hanno particolarmente colpito sono: la presenza del caminetto in quella posizione, che avrebbe dovuto essere nella cucina e infine la vecchia botte, indizio della probabile presenza di una cantina, proprio come nella casa dei Crevì. E' possibile che le famiglie dei proprietari terrieri di Terrabianca, come i D'Angelo e i Ferrovecchio, si copiassero un po' nello stile delle proprie abitazioni allo scopo di ostentare lo stesso grado di benessere. Questa circostanza ci consentirebbe di affermare con qualche fondatezza che l'antica casa dei Crevì, pochi anni prima di essere demolita, si presentasse come quella della fotografia.
Di seguito un filmato in cui il prof. Rasicci ci spiega come erano fatte le case di terra
Saturday, May 7, 2011
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