I cani adesso abbaiavano a perdifiato. Si dibattevano legati alla corta catena che ne limitava i movimenti e li costringeva vicino alle loro cucce. Incitati dai colpi di fucile di quella strana caccia notturna, balzavano in avanti, tendendo la catena ed erano tratti indietro, in un movimento folle ed incessante.
Mac. saltò nel vuoto dandosela a gambe. Mur. dietro di lui vistosi sotto tiro imbracciò il fucile ed esplose i due colpi che aveva in canna poi corse verso la scarpata nel tentativo di raggiungere la strada ma inciampò in qualcosa; era l'erpice, un attrezzo agricolo parcheggiato nell'aia. Urtò il viso contro di esso e se lo ferì; col volto insanguinato annaspò sul terreno, scivolò lungo la scarpata e fuggì via. Il piano era miseramente fallito. L'intera banda si era dispersa, in una fuga precipitosa e confusa.
Il giovane Mur. aveva lanciato un fischio per avvisare il padre dell'approssimarsi di un calesse. Non sapendo bene che fare si avvicinò all'aia. Gli spari lo sorpresero, indietreggiò tornando lesto sui suoi passi; scorse gli altri fuggire e cercò di raggiungerli, seguendoli nella loro direzione ma mentre correva poggiò il piede a vuoto, ruzzolando in una buca. Era caduto nella pozza della calce dove i contadini preparavano l'impasto per fare i mattoni. Il ragazzo si vide perduto, fischiò per richiamare indietro suo padre che era già troppo lontano per poterlo udire.
L'abbaiare continuo dei cani e i colpi di fucile riecheggiati dintorno avevano finalmente allarmato i vicini. Il primo ad accorrere fu Ferrovecchio che era stato grande amico di Sabatino, suo compagno di bisbocce e di momenti lieti. Gli ultimi ad arrivare furono loro, i ladri che dismessi i precedenti panni finsero di giungere a prestare soccorso.
Thursday, October 28, 2010
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