Saturday, June 13, 2015
Wednesday, March 18, 2015
In memoria di Bernardo
Ancora un articolo dell'amico Michele Ferrante tratto dal suo libro “I rapporti Spezzati”
Edizioni Qualevita 1994
Bernardo è oggi un vecchio eremita
novantenne ma la sua storia è cominciata intorno agli anni venti in
un casolare di campagna di Tortoreto in Abruzzo. I suoi fratelli sono
da poco tornati dall’America del Nord, dove erano emigrati per
lavoro, hanno riportato un bel gruzzolo di quattrini che fanno gola
però ad un gruppo di scansafatiche della zona. Nottetempo il gruppo
si introduce nel casolare, ma viene subito scoperto, uno dei fratelli
grida, i banditi fuggono. Bernardo ne riesce ad afferrare uno. Tra i
due si ha una colluttazione, il bandito però riesce ad afferrare una
rivoltella e spara. Bernardo è colpito alla schiena e cade, le cure
tempestive lo salvano da complicazioni fisiche ma sul piano
psicologico non c’è più nulla da fare. Bernardo cade in una
profonda crisi di sfiducia verso le persone, si chiude in se stesso,
non dialoga più, rifiuta tutto ciò che gli viene offerto: cibo,
vestiti, denaro. Si tiene per sé una stanzetta lunga 3 metri e larga
mezzo un metro e mezzo con un focolare, un tavolo, una sedia e un
letto. Eredita anche un pezzo di terra che a mala pena riesce a
coltivare, mangia solo frutti, erbe e pane cotto sul fuoco del
camino. Bernardo non conosce l’italiano, non conosce i quattrini,
non sa scrivere e in tutti questi anni non ha conosciuto un medico.
Si alza con il sole ed al tramonto si addormenta, come vede
avvicinarsi una persona ha paura, o fugge o si chiude dentro la sua
stanza……
Tuesday, January 20, 2015
La casa dei Crevì e il circondato
Oggi postiamo una descrizione dettagliata della casa e dei luogi dei Crevì tratta dai verbali allegati al processo
Verbale
di ispezione e ricognizione di località 27 aprile 1922
Giudice
istruttore avv. Antonio Vigorita
presenti i carabinieri
Nunzio Cardarelli e Mariano Viola
parti lese: Antonio e
Giuseppe D'Angelo
Testi: Ferrante Alfonso,
D'Ascanio Francesco, Figliola Ercole
Partendo dal fiume Vibrata
ed entrando nell'agro di Tortoreto si trova una via piuttosto larga e
adatta anche al passaggio di carri che sale verso la collina. A un
certo punto a sinistra si trova la casa dei fratelli D'Angelo, a
distanza di una ventina di metri circa da detta via. La casa è
isolata e situata in piano su di un piccolo poggio. Vi si accede
mediante scalinata esterna con 19 gradini, fiancheggiata da parapetto
in muratura. Dopo la scalinata si trova un pianerottolo quasi di
forma quadrata della larghezza di due passi fiancheggiato da un
parapetto in mattoni. A sinistra di chi sale è la porta di entrata
alla quale si accede mediante un piccolo gradino. La porta è a
battenti e trovasi situata in uno spazio lungo un passo, dopo di chè
mediante un altro gradino si accede ad un primo vano adibito a
cucina. In questo vano si aprono tre porte, l'una a sinistra che
porta in un altro vano vuoto, l'altra a destra che porta in una
camera adibita a camera da letto, nella quale nella sera del 28
marzo, secondo i fratelli D'Angelo ci indicano, dormivano la madre e
le sorelle. La terza porta situata proprio di fronte all'entrata dà
in un altro vano, adibito a camera da pranzo e in questo vano si
aprono altre due porte, l'una a destra che porta in un vano adibito a
deposito, l'altra a sinistra che porta in una camera da letto, nella
quale, come i fratelli D'Angelo ci dichiarano, essi dormivano nella
sera del fatto. Sicché la casa si compone di 6 vani, due a sinistra,
due nel mezzo e due a destra. I vani di sinistra e quelli di destra
non comunicano tra loro. Esternamente la casa ha quattro facciate. La
facciata di entrata è rivolta a mezzogiorno. Al di sotto della
scalinata da una porta situata in un'area sottostante alla stessa, si
accede alla stalla dove sono i buoi. Ai piedi della scalinata vi è
una porta dove sono rinchiuse le pecore e che, in fondo, corrisponde
sotto la camera da letto dei fratelli D'Angelo. Dalla parte della
scalinata opposta a quella dove trovasi la porta di questa seconda
stalla, trovasi una cantina. Sulle altre tre facciate non si aprono
altre porte. Sulla facciata di entrata sporgono quattro finestre,
sulla facciata destra due finestre, sulla facciata sinistra altre due
finestre e infine sulla facciata posteriore tre. In corrispondenza
della facciata posteriore a circa tre metri da essa vi è un piccolo
casotto isolato con porta piuttosto piccola e con un piccolo vano
adibito a pollaio. In questo pollaio, come i fratelli D'Angelo ci
dichiarano, avvenne il furto delle galline e delle oche nella notte
dal 24 al 25 marzo. Alla distanza di circa tre metri da questo
casotto vi è un albero di ulivo che spande i suoi rami fin sul tetto
del casotto medesimo.
Riprendendo la strada che
sale sempre, alla distanza di altri 30 metri circa misurata coi passi
a sinistra, cioè nella stessa parte dove ha sede la casa dei
D'Angelo, vi è la casa dei fratelli Ferrante; però tale casa non
trovasi sulla strada, ma distante da questa circa 8 metri.
Continuando a camminare alla distanza di altri 8 metri si trova uno
spiazzale che forma un quadrivio. La via di destra in forma di una
curva, porta alla casa dell'imputato Ginaldi Pio, distante dalla
strada una decina di metri e dal quadrivio circa 200 metri. La via a
sinistra porta nelle sottostanti campagne, la via di fronte verso
Poggiomorello di S.Omero. In questo spiazzale si trovano l'una di
fronte all'altra, le abitazioni dei testi D'Ascanio e Figliola, la
prima a sinistra, la seconda a destra, ma nel pianterreno della casa
D'Ascanio vi è lo spaccio tenuto dal Figliola e dietro di questo una
camera adibita a camera da letto dal Figliola medesimo. Dopo la casa
di Figliola a destra si apre un viottolo che sale verso un poggio sul
quale è la casa dei fratelli Guercioni. La distanza dal piazzale
alla casa suddetta è di cento metri all'incirca. La casa suddetta
del Figliola a destra dello spiazzale rimane così in mezzo tra la
via che mena alla casa dell'imputato Ginaldi e il viottolo che sale
alla casa Guercioni.
Si fa rilevare che dalla
casa dei fratelli D'Angelo e precisamente dalla facciata d'entrata
sono visibili tanto la casa del Ginaldi quanto la casa del Guercioni,
la prima a destra e la seconda a sinistra di chi guarda. Il Ginaldi
per giungere balla casa D'Angelo partendo da casa sua, o può
attraversare i campi facendo una discesa e poi una salita, oppure,
prendendo la strada pubblica, deve riuscire dal quadrivio e deve
prendere la strada presso la quale si trovano la casa Ferrante prima
e la casa D'Angelo poi. I Guercioni per recarsi alla casa D'Angelo
devono prendere il viottolo sino al piazzale e passando tra le case
Figliola e quella D'Ascanio devono passare innanzi la casa Ferrante.
Interrogato il teste
Figliola perchè indicasse la via percorsa dal Ginaldi la sera del
fatto, quando andò via da casa sua, ci indica la via che di sopra
abbiamo rilevata come quella che dal piazzale mena alla casa del
Ginaldi medesimo.
Interrogato il teste
D'Ascanio perchè indichi donde vide venire, nella sera del fato, i
fratelli Guercioni, egli ci dichiara che li vide scendere dal
viottolo che sale verso la loro casa e per il piazzale anzidetto
dirigersi verso la casa D'Angelo.
Richiesto al teste
Ferrante Alfonso di indicarci donde nella stessa sera vide venire i
fratelli Guercioni egli ci dichiara che li vide venire dalla parte
del ripetuto piazzale dirigendosi verso la casa D'Angelo.
Avendo chiesto ai
Carabinieri alle parti lese e ai testimoni di indicarci le case degli
altri imputati essi ci dichiarano:
La casa dell'imputato
Feriozzi trovasi al di la della casa Ginaldi, continuando nella
stessa via. Tale casa non è visibile dall'abitazione dei fratelli
D'Angelo, né dalla strada né dal piazzale descritti perchè rimane
dietro il poggio sul quale è la casa del Ginaldi. La casa
dell'imputato Di Natale ci viene indicata come esistente proprio di
fronte alla casa D'Ascanio dalla parte della casa stessa. Vi si
accede per la via che a sinistra del quadrivio scende per i campi. E'
visibile dalla casa D'Ascanio ed è lontana dal piazzale un
chilometro o poco più. La casa dell'imputato Censori è a destra
della strada che partendo dalla Vibrata sale verso la casa D'Angelo.
E' lontana da detta strada una trentina di metri e può essere
distante dalla casa D'Angelo un chilometro e mezzo. Infine le case
degli imputati Salvi, Ciccola e Pierdomenico ci vengono indicate come
esistenti dalla parte opposta della casa D'Angelo, a poca distanza
fra esse e lontane dalla casa D'Angelo circa 2 chilometri per la via
mulattiera e 1 chilometro se si vogliono attraversare i campi. Le
dette case non sono visibili dall'abitazione dei fratelli D'Angelo
perchè dietro questa abitazione il suolo piegava in
un poggio in modo da non lasciar vedere le campagne retrostanti.
Dai fratelli D'Angelo ci
siamo fatti indicare la finestra dalla quale essi esplosero il colpo
di fucile e ce l'hanno mostrata come quella che trovasi nella camera
da letto della madre e delle sorelle e che corrisponde alla facciata
anteriore della casa.
Abbiamo chiesto a D'Angelo
Antonio d'indicarci il luogo dove si svolse la colluttazione tra lui
e l'individuo sconosciuto. Egli ci dichiara che avendo aperto il
battente di sinistra della porta, stando dall'interno, s'incontrò
viso a viso con lo sconosciuto e che la colluttazione e i colpi
furono esplosi sullo spazio della porta, cioè tra il gradino che
trovasi sul pianerottolo prima dell'entrata e l'atro gradino che da
accesso al primo vano. Ci ha pure indicato il punto nel quale suo
fratello Bernardo cadde ferito, che trovasi nella camera dove
dormivano la madre e le sorelle, alla distanza di un paio di passi
dalla porta che da accesso alla detta camera; e spiega che il
fratello Bernardo, uscendo dalla sua camera da letto e dirigendosi
verso la camera da letto della madre d delle sorelle, venne raggiunto
da due colpi nella parte davanti mentre con la faccia alla porta si
dirigeva volgendo a sinistra verso la camera della madre e delle
sorelle e da un colpo all'indietro mentre volgeva le spalle per
entrare nella detta camera.
Sull'indicazione del
brigadiere Cardarelli identifichiamo il pantano presso il quale
sarebbe stato messo il ragazzo Salvi Gaetano nella sera del 28 marzo,
come esso Salvi ebbe a dichiarare e ad indicare al brigadiere stesso.
Tale pantano o più propriamente tale pozzanghera si trova sotto un
cipresso a sinistra di chi dalla strada si reca alla casa D'Angelo,
di fronte e lateralmente alla facciata d'entrata della casa stessa.
Saturday, January 3, 2015
L’EDICOLA E LA CROCE DI TERRABIANCA
Di seguito un articolo dell'amico Michele Ferrante sulle croci passioniste. Avremmo in progetto di cercare qualche notizia in più negli archivi dei Padri Passionisti sulla loro missione evangelica nelle campagne del teramano.
Le edicole costruite in onore della Madonna sono molto diffuse in Val Vibrata . sono situate nei maggiori incroci stradali . Si caratterizzano per la croce ed per una edicola dove vi è la statua della Madonna. Nel mese di Maggio ci si riunisce attorno a queste edicole per recitare il rosario e mostrare devozione alla Madonna. E’ usanza quando si passa davanti a queste edicole farsi il segno di croce. Queste edicole , le più antiche costruite verso la fine del 1800, erano un punto di riferimento per le contrade di campagna e si usava dire per esempio “ la croce di Terrabianca o di Crevì derivata dalla casata della famiglia D’angelo. La croce di Terrabianca ci viene raccontato che fu fatta costruire da D’Angelo Sabatino nel 1885 nel mezzo del crocevia e nel 1982 fu trasferita nella sede attuale. La struttura in ferro della croce porta i simboli della passione di Gesù Cristo con la scritta INRI (Gesù nazareno re dei giudei), sono presenti la lancia, un’asta per porgere la spugna, la scala, il martello, la tenaglia, la corona di spine, vari attrezzi per la flagellazione, il calice, una mano e in alto il gallo. Il gallo è riferito all’apostolo Pietro, in quanto prima del suo canto mattutino rinnegò Gesù tre volte. La mano è riferita all’incredulo apostolo Tommaso che la mise nel costato di Gesù. L’ordine religioso dei monaci passionisti fondati da san Paolo della Croce sono stati i portatori del messaggio delle sofferenze e della Passione di Gesù. Nei luoghi in cui questi monaci predicavano nel 1800, facevano erigere delle croci particolari con i simboli della Passione di Gesù Cristo. di Michele Ferrante
Sunday, May 18, 2014
Qualche aggiornamento
Cari amici che ci seguite, non abbiamo più postato nulla da un po' ma ciò non vuol dire che nel frattempo non siano accadute cose interessanti per aggiungere nuovi tasselli alla storia della famiglia. Qualche tempo addietro, prima che venisse a mancare, abbiamo fatto visita alla zia Bettina, che tra i discendenti di Nicolina, ci era stata accreditata come la più attendibile e più ricca di ricordi della vicenda dei Crevì. Con piacere abbiamo da lei avuto alcune conferme sulla versione riferita da Batì, ovvero quella relativa alla colluttazione avvenuta con l'attentatore, ma con qualche particolare in più, che è assolutamente sconosciuto ai verbali dei carabinieri. Bettina ci ha riferito che sua madre ebbe un ruolo determinante nel riconoscere chi aveva esploso i colpi ferendo Bernardo, poichè durante la lotta ella riuscì ad afferrare il polso dell'attentatore e dalla folta peluria arguì che si trattava del marito della maestra! "Fernà! Fernà! Non ci fate male!" implorò Nicolina prima che lo sconosciuto-riconosciuto divincolandosi dalla presa potesse sfuggirle. Avevamo dunque appreso che il marito della maestra si chiamava Fernando. Prima di congedarci Bettina ci raccontò che la maestra e suo marito abitavano nello stesso edificio dove aveva sede la scuola e che questa casa a due piani era di proprietà della famiglia Lo Sterzo. Con questo patrimonio insperato di nuove informazioni siamo tornati dal nostro consulente personale sulla storia di Terrabianca, nella persona di Michele Ferrante, che conosce molte dei discendenti di coloro che ebbero parte nella triste vicenda e quest'ultimo dopo qualche mese ci contattò per dirci che era casualmente venuto in contatto con Armando Lo Sterzo, il quale sembrava avesse delle informazioni che potevano riguardarci. Così la scorsa estate abbiamo passato uno splendido pomeriggio in quel di Terrabianca in cui siamo riusciti miracolosamente a mettere insieme diversi discendenti delle persone coinvolte nella vicenda dei Crevì, tra cui Michele e Pancrazio Ferrante, Ennio Guercioni, Armando Lo Sterzo, lo zio Batì e infine noi. Il signor Lo Sterzo ci ha descritto la casa dove aveva sede la scuola e dai suoi racconti emergeva tutta una diversa geografia dei luoghi, la casa non era lì dove ora si trova, la strada era più dietro, la croce era nel mezzo, tuttavia ci confermava che il marito della maestra si chiamava Fernando accennando anche a qualche tratto della sua personalità, pare fosse un nullafacente con qualche velleità artistica. Aveva dipinto su di un muro della casa in cui abitava un vecchio che fumava la pipa. Sembra fossero originari di Alanno. Pancrazio Ferrante invece ci ha confermato che anche lui aveva saputo dai suoi genitori che il vero attentatore era il marito della maestra, ma ne ignorava il nome, dunque ci sono tre testimonianze a questo punto che puntano il dito contro di lui. Abbiamo saputo anche qual era il cognome di quest'uomo e forse in un futuro non troppo lontano riusciremo anche a dargli un volto.
(Una foto di qualche annetto fa.... in alto a sinistra Sabatino D'Angelo, in basso a destra Armando Lo Sterzo)
(Una foto di qualche annetto fa.... in alto a sinistra Sabatino D'Angelo, in basso a destra Armando Lo Sterzo)
Sunday, July 28, 2013
Friday, June 21, 2013
100 anni!
Ci è purtroppo sfuggito di segnalarvi che lo scorso 13 giugno avremmo potuto celebrare il primo anniversario dei cento anni dell'arrivo di un D'Angelo sul suolo americano. Era infatti proprio il 13 giugno del 1913 quando Umberto D'Angelo sbarcò a Ellis Island dalla nave Mendoza per non fare più ritorno...
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